L’avvenimento verificatosi durante le ultime Olimpiadi di Tokyo 2020 è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La People for the Ethical Treatment of Animals (Peta), ha deciso di chiedere al Comitato Olimpico Internazionale l’eliminazione definitiva degli sport equestri dalle future manifestazioni agonistiche. I gesti, diventati virali, hanno spinto la Peta a compiere la mossa decisiva.
Nonostante la squalifica da parte della Federazione Modern Pentathlon dell’allenatrice Kim Raisner (che aveva sferrato un pugno ad un cavallo, durante la competizione di pentathlon moderno), l’organizzazione animalista ha deciso di muoversi affinché eventi simili non si possano mai più ripetere. Nella lettera diretta al presidente del CIO, Thomas Bach, Peta scrive: “Il mondo è rimasto scioccato dai due fatti. Raisner è stata giustamente espulsa dalle Olimpiadi, ma multe e sospensioni non sono sufficienti per proteggere altri cavalli da allenatori che potrebbero commettere reati simili“. A tal proposito, la People for the Ethical Treatment of Animals ha reso noti altri accadimenti.
Il perché della richiesta di stop agli sport equestri
Come si legge su La Stampa, Peta avrebbe reso noti altri accadimenti ai danni degli animali verificatesi durante la competizione ippica; pare che il cavallo montato dal concorrente svizzero si sia ferito in maniera talmente grave, durante un evento di cross-country, da dover essere soppresso. In un altro caso una cavalla è stata costretta a terminare la gara nonostante uscisse del sangue dalle sue narici. Il presidente Peta, Ingrid Newkirk, ha affermato: “I Giochi Olimpici mostrano gli atleti umani, non la capacità di terrorizzare e ferire i cavalli che non scelgono di competere ma stanno facendo tutto il lavoro, a volte a costo della loro stessa vita. La Peta chiede al Comitato Olimpico Internazionale di relegare gli eventi equestri abusivi nei libri di storia“.
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