Il gatto Norvegese delle Foreste è un felino dalle origini molto antiche e pare sia stato, persino, il fedele compagno dei guerrieri Vichinghi. Si tratta di un animale di taglia grande e, forse, anche per via delle sue imponenti dimensioni è stato nei secoli protagonista di diverse leggende; quest’ultime hanno reso ancora più affascinante la storia di questo micio, divenuto oggi, anche un ricercato animale domestico.
Tra i diversi miti che vedono protagonista il gatto Norvegese delle Foreste uno coinvolge Thor il dio della mitologia norrena. Pare che per dare prova della sua forza, il dio del tuono abbia dovuto sollevare un felino di questa razza, viste le sue grosse dimensioni. Le prime informazioni storiche su questo animale risalgono invece al 1556, quando si inserì per la prima volta nella classificazione delle linci norvegesi, anche la lince-gatto.
Il gatto Norvegese delle Foreste: storia e curiosità
Dal1972 il gatto Norvegese delle Foreste è riconosciuto come razza ufficiale da parte delle associazioni norvegesi; nel 1976 questi felini sono riconosciuti anche dalla FIFé (Fédération Internationale Féline). Oggi questi mici si trovano in tante famiglie e si fanno notare per il loro carattere docile e l’estrema intelligenza. Per la sua indole socievole questi animali sono simpaticamente chiamati anche “gatto-cane“. Non amano la solitudine e pur essendo indipendenti (come del resto quasi tutti i gatti), creano un legame molto solido con i loro proprietari. Una caratteristica, inoltre, che li rende singolari è anche il fatto che non temono l’acqua, a differenza di molti altri loro simili. Infine, per quanto riguarda le doti fisiche del gatto delle Foreste Norvegesi, è nota la loro stazza importante composta da ossa forti e robuste e una corporatura muscolosa; la testa è triangolare e simmetrica e si caratterizzano per una particolare “barba” composta da pelo molto folto. Le loro orecchie sono simili a quelle delle linci e il loro naso è adatto all’habitat naturale dal quale hanno origine; le lunghe canne nasali gli permettono, infatti, di riscaldare l’aria respirata prima che arrivi ai polmoni.
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