Secondo una nuova ricerca scientifica lo sbadiglio degli animali è strettamente collegato alla grandezza dei loro crani. Esisterebbero, infatti, alcuni fattori determinanti che porterebbero ad un nesso tra la durata dello sbadiglio e le dimensioni del cervello.
Partendo dal presupposto (anche se non sempre vero) che crani grandi contengano cervelli altrettanto grandi, è possibile asserire che un cervello grande comporti uno sbadiglio più lungo negli animali. A rivelare questa teoria è un recente studio pubblicato su Communications Biology che indaga sull’atto di sbadigliare. Quest’azione, infatti, è comune a quasi tutti i vertebrati (ovviamente uomo compreso). Anche se non è ben chiaro per quale motivo essa si compia sia quando si è stanchi o viceversa quando ci si è appena svegliati, pare che per gli studiosi sia legata alla necessità di raffreddare il cervello con aria fresca.
Anche se lo studio in questione non risponde al quesito ‘primordiale’: “a cosa serve sbadigliare?“, la ricerca in questione spiega la relazione tra un cervello grande e uno sbadiglio più lungo. Come riporta un articolo su Focus, una delle teorie più recenti intente a spiegare l’utilità di questa comunissima azione sembra risalire al 2007. Questa teoria rivela che lo scopo (almeno negli umani) dello sbadiglio sia quello di raffreddare il cervello facendolo entrare in contatto indiretto con aria che viene da fuori, di conseguenza più fresca. Il nuovo studio fa un passo avanti.
Analizzando e registrando, infatti, gli sbadigli di 1.291 animali tra mammiferi e uccelli, il team diretto da Jorg Massen ha notato una correlazione molto evidente tra le dimensioni del cervello e la lunghezza degli sbadigli. Come accennato sopra, dunque, sembrerebbe che gli animali con il cervello più grande si concedano sbadigli più lunghi. Questo sarebbe assolutamente giustificabile se si prende in considerazione la sopracitata teoria del ‘raffreddamento‘. Infatti, come appare ovvio, un cervello più grande ha inevitabilmente bisogno di più aria per potersi raffreddare completamente.
Alla teoria elaborata si lega anche il fatto che i mammiferi, in generale, abbiano mediamente uno sbadiglio più lungo rispetto agli uccelli. Infatti, gli uccelli hanno una temperatura corporea di media più alta dei mammiferi, quindi la differenza termica dei pennuti con l’esterno è più alta. Questo significa che un uccello ha bisogno di sbadigliare meno per far entrare l’aria sufficiente a raffreddare il cervello. Dunque la teoria secondo la quale lo sbadiglio servirebbe come una sorta di ‘condizionatore celebrale’, appare sempre più acclarata.
Inoltre lo studio aiuta a comprendere, così come abbiamo visto per diverse teorie riguardanti anche il sonno, che gli animali sembrano condividere con gli esseri umani più di quanto ci si possa aspettare. E in fatto di condivisione, strettamente legata allo sbadiglio, ci sarebbe anche un’altra caratteristica singolare: il fatto che esso sia contagioso. Tuttavia questo aspetto, presente sia negli esseri umani sia in alcuni animali, resta ancora un mistero da svelare. Rispetto ad una teoria potrebbe essere correlato alla condivisione sociale, ma resta comunque da spiegare come possa avvenire in maniera quasi automatica e allo stesso tempo spontanea.
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