Findus e BCube hanno offerto un percorso sensoriale e immersivo ad oltre 1000 persone per provare la sensazione dei pesci nell’acqua. Un’iniziativa che ha cercato di coinvolgere direttamente le sensazioni degli esseri umani e renderli partecipi di tutte le problematiche, oggi ampliate, affrontate dalle creature marine.
Nasce allo scopo di sensibilizzare contro contro l’inquinamento nei mari il percorso immersivo e multisensoriale offerto da Findus e BCube. Oggi il mare contiene tonnellate di plastica che rendono la vita dei pesci invivibile e complicata. E a questo si è ispirato il percorso che ha coinvolto oltre 1000 visitatori a Milano. Findus si impegna da anni in attività che si occupano di recuperare i rifiuti depositati negli Oceani e nei mari di tutto il mondo. Quest’anno, l’azienda che offre in particolari prodotti surgelati, ha avviato una collaborazione con Ogyre, piattaforma globale per il recupero dei rifiuti dal mare. L’obiettivo della collaborazione è quello di riuscire a raccogliere, nell’arco di 12 mesi, 6000 kg di rifiuti, che corrispondono all’incirca a 600.000 bottiglie di plastica.
Il progetto Seascape di Findus e BCube
Questa particolare collaborazione tra Findus e Ogyre ha fatto nascere l’esigenza di coinvolgere e sensibilizzare anche le persone sul tema dell’inquinamento dei mari. Partendo proprio da quelle persone che di base vivono distanti dal mare, e quindi forse meno consapevoli del problema, come ad esempio gli abitanti di Milano. Da questa iniziativa BCube, agenzia di branded content di Publicis Groupe, ha ideato Seascape. Quest’ultima si presenta come un’installazione immersiva che ha permesso a migliaia di persone di vivere un’esperienza multisensoriale. Scoprire in che modo vivono i pesci nel mare, sentendosi come quest’ultimi sommersi dai rifiuti.
Rendono tutti maggiormente consapevoli del problema dell’inquinamento in mare, Findus e BCube hanno voluto sottolineare che da questo problema è possibile uscire solo attraverso il contributo di tutti. Perché il futuro del Pianeta e dei pesci e nelle mani degli esseri umani in primis. Dunque 25 al 29 gennaio scorsi, in Piazza XXV Aprile, uno dei crocevia più rappresentativi della città di Milano, sono state oltre 1000 le persone che hanno visitato i 3 container marittimi. Quest’ultimi hanno permesso di prendere parte ad un percorso che simula l’immersione in un mare ricco di rifiuti e, di fatto, invivibile. Un modo, dunque, per riuscire a sensibilizzare le persone sul tema dell’inquinamento, ma utilizzando un sistema che possa risultare più diretto e concreto. Immedesimarsi nella vita dei pesci per comprendere in che modo sia possibile operare per la salvaguardia dei mari.
Dalla collaborazione di Findus, Ogyre e poi BCube, dunque, è nato un progetto molto importante. Coinvolgere le persone in maniera diretta, infatti, risulta da sempre il metodo migliore per insinuare maggiore consapevolezza. L’inquinamento da plastica (ma non solo) in mare ha generato e sta generando non pochi problemi agli animali che vivono in acqua. Molti i casi di tartarughe recuperate con pezzi di plastica incastrati attorno al collo o sul carapace. Tante le balene con lo stomaco pieno di plastiche e microplastiche depositate nei fondali. E poi crostacei e altri pesci di diverse specie avvelenati dalla presenza delle sostanze inquinanti. La sopravvivenza degli ecosistemi dipende anche dall’uomo, questo è un concetto che non dovrebbe mai essere dimenticato.