Se le zebre siano prettamente a manto nero o bianco è una domanda che ha attanagliato anche gli esperti. Adesso sembra arrivata una risposta più che plausibile. Diversi studi scientifici si sono interrogati sulla particolare colorazione del manto di questi equini e la soluzione arriva proprio dalla scienza.
Animali estremamente affascinati, le zebre hanno sempre attirato l’attenzione di esperti e non, tanto che negli Anni ’60 Mina gli ha dedicato uno dei suoi più grandi successi (Una zebra a pois). Ma, a livello scientifico, diversi studi si sono interrogati al fine di individuare quale sia la motivazione che attribuisce a questi equini selvatici la singolare colorazione a strisce. Ma sopratutto un ‘dilemma’ è stato, senza dubbio, scoprire se il manto sia nero a righe bianche o viceversa. Ora sembra, finalmente, essere arrivata la risposta definitiva.
Le strisce sono per le zebre una sorta di ‘impronta digitale‘. Difatti, non esiste mai un esemplare che sia completamente uguale all’atro. E delle tre specie esistenti, la zebra comune (Equus quagga), la zebra di montagna (Equus zebra) e la zebra imperiale (Equus grevyi), ognuna conserva una colorazione precisa. Alcuni esemplari presentano strisce più larghe, altre porzioni di nero più ampie rispetto al bianco, altre ancora hanno le zampe prive di strisce. E per rispondere alla domanda rispetto al colore di partenza di ogni zebra è necessario osservare le cellule che producono i pigmenti colorati del manto: i melanociti.
Uno studio, condotto alcuni anni fa, aveva dimostrato che ogni pelo delle zebre cresce da un follicolo che risulta pieno di cellule melanociti. Questi producono la melanina in grado di determinare il colore della pelle e del pelo. Se la concentrazione di melanina è più intensa, allora il pelo sarà più scuro, viceversa sarà più chiaro fino a diventare bianco. La parte scura delle zebre, dunque, è ricca di melanina, mentre quella bianca ne è priva. In sostanza, dunque, in origine tutti i follicoli generano peli neri, ma laddove avviene un’inibizione dei melanociti i peli sono completamente privi di colorazione, dunque bianchi.
Nel corso degli studi scientifici, sono diverse le ricerche che si sono occupate di scoprire perché ogni zebra riporta le tipiche strisce. Come suggerisce il sito GreenMe, sono ben 18 le teorie che spiegano la natura del manto delle zebre. Si tratta, infatti, di un aspetto molto particolare che, anche se in forma diversa, caratterizza diversi animali, come i rarissimi e affascinanti ‘cugini’ okapi. Per molti si tratta di un adattamento che gli animali hanno avuto nel corso della loro evoluzione e che, in altre parole, li agevola nella sopravvivenza; ovvero, concedendogli la possibilità di mimetizzarsi e nascondersi dai predatori. Interessante, poi, uno studio recente che ha spiegato come le strisce delle zebre siano una protezione contro le punture degli insetti e termoregolazione.
Un team di ricercatori inglesi avrebbe spiegato che gli esemplari che vivono in ecosistemi più popolati dalle zanzare presentino un manto con strisce più intense. Un altro studio, invece, sostiene che le strisce servano alle zebre per regolare la temperatura del loro corpo. In questo secondo caso, in sostanza, le parti nere assorbirebbero il calore necessario a riscaldare gli animali soprattutto nelle ore più fredde della giornata, mentre le parti bianche sono in grado di riflettere la luce nelle ore più calde. In definitiva, dunque, benché probabilmente risulti necessario approfondire la questione con ulteriore ricerche, le zebre restano comunque creature estremamente affascinanti.
Il movimento del nastro giallo: mettere sul collare del cane questo colore trasmette un messaggio…
Bonus animali domestici: una novità importante iniziata nel 2024 che consente di risparmiare qualcosina per…
Gli squali vanno via e cambiano "casa" le conseguenze del cambiamento climatico sulle barriere coralline…
Da cosa sono attratte le zanzare e perché pungono proprio noi? No, non è la…
Le Isole Fær Øer sono diventate un campo di battaglia per i cetacei: inutili le…
Animali contano e parlano: la storia di Hans il cavallo matematico e il nuovo studio…