L’orso bruno Marsicano, Juan Carrito, è stato investito da un’automobile sulla strada statale 17 e non riuscito a sopravvivere. Era diventato una sorta di ‘simbolo nazionale’. Conosciuto praticamente da tutti per le sue incursioni nei centri abitati limitrofi al Parco tra Abruzzo e Lazio. La sua storia aveva fatto il giro del Paese e tanti si sono battuti per la sua conservazione.
Amava passeggiare nei paesi Juan Carrito e questa sua particolare abitudine lo aveva messo spesso al centro di dibattiti sul suo futuro. Ma tanti enti e associazioni si era mossi per la sua salvaguardia, fino a rendere l’orso bruno Marsicano un simbolo nel nostro Paese. Un ‘esponente noto’ degli appena 50 esemplari presenti sul territorio. Purtroppo però la sua storia finisce qui. Investito da un’auto sulla statale 17, Juan Carrito non ce l’ha fatta. E forse, proprio il fatto di essere troppo abituato alla presenza umana gli è risultato fatale. Ma questo orso ci ha insegnato tante cose, sulla sua specie e sulla fauna selvatica.
Era più di una mascotte per il Parco Nazionale d’Abruzzo, Molise e Lazio. Si era fatto conoscere, apprezzare e anche amare dai residenti e turisti del posto. Aveva tre anni, nato proprio in pieno lockdown, ed era noto per le sue incursioni nei centri abitati. Come scrive sul suo profilo ufficiale il Parco: “Non ci sono parole per quel che è successo“. E come riporta Repubblica, Luciano Sammarone, direttore del Parco Nazionale, avrebbe ammesso, quasi tra le lacrime: “Sono sconvolto e come se fosse scomparso un familiare – e poi aggiunge – Juan Carrito, piccola consolazione, è morto da orso libero. Era uno di quei ‘ragazzi irrequieti alla James Dean, ci mancherà. Continueremo di tutto per migliorare la sicurezza degli orsi Marsicani nel territorio del Parco, non ci dimenticheremo di lui“.
Il corpo dell’animale è stato recuperato dal personale del Parco e sarà trasportato all’Istituto Zooprofilattico per la necroscopia. Intanto le forze dell’ordine stanno ricostruendo le dinamiche dell’incidente. Ma oggi, quello che ci piace ricordare è che la storia di Juan Carrito ha aiutato a creare interesse e maggiore conoscenza sull’orso Marsicano. Una specie simbolica per il Parco e differenziata geneticamente dagli orsi delle Alpi, tanto da essere endemico esclusivo dell’Italia centrale. Dei 50 esemplari, oggi presenti nel territorio, lui non si nascondeva. Ma come spiega ancora il direttore del Parco: “La storia di Juan Carrito ci ha insegnato gli errori che ancora commettiamo nel rapportarci agli animali selvatici, troppo spesso trattati come peluche“.
“La gestione dei rifiuti nei centri abitati e l’attenzione mediatica attorno a questo singolo esemplare ci lasciano in eredità delle riflessioni importanti sulla fauna del nostro Parco“. Continua Luciano Sammarone. Sì, perché se è vero che Juan Carrito si era trasformato in un simbolo per molti, è anche vero che non tutti hanno veramente capito il modo giusto di rapportarsi ad un animale selvatico. Per un orso è innaturale la propensione al contatto con l’uomo e anche la disinvoltura ad aggirarsi nei centri abitati.
Per la libertà di Juan Carrito si era battuto anche il WWF e alla sua storia anche Sky aveva dedicato un documentario dal titolo Il marsicano. L’ultimo orso. Un lavoro nato con lo scopo di far comprendere, proprio, la gestione degli orsi troppo abituati alla presenza umana e allo stesso tempo per sottolineare come l’affetto e l’empatia verso questi animali stia crescendo anche tra i residenti locali che, a volte, possono subire dei danni. Alla luce di tutto questo, dunque, con la sua storia, con le sue incursioni, con la sua vita libera Juan Carrito non sarà dimenticato.
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