L’emendamento inserito nella Legge di Bilancio, in merito alla caccia, potrebbe favorire il bracconaggio e mettere a rischio i cittadini. Questo quanto asserito da diverse associazioni animaliste. A tal proposito Enpa ha formulato una sorta di vademecum nel quale spiega cosa implica la normativa venatoria.
Secondo gli emendamenti inseriti nella nuova Legge di Bilancio saranno apportate importanti modifiche alla pratica venatoria. Difatti, da quanto previsto, sarebbe autorizzata la caccia anche in aree protette e, persino, di specie protette, a partire dai lupi ai quali pare oggi sia stato tolto questo status. Un ‘far-west‘, come lo hanno definito le associazioni animaliste, che oltre a favorire il bracconaggio, mette in pericolo anche i cittadini. A tal proposito l’Ente Nazionale Protezione Animali (Enpa) ha voluto diffondere una sorta di vademecum nel quale sono chiarite alcune delle perplessità suscitate attorno a questa nuova normativa.
Come chiarisce Enpa, innanzitutto, le armi all’interno di parchi e della città consentiranno di cacciare: “Tutte le specie e per tutto l’anno“. Questo va in contrapposizione con la legislazione ambientale (legge 157/92 e 394/91). Per l’Enpa, infatti, adducendo come motivazione il pretesto del controllo faunistico, la Legge di Bilancio 2023 modica la legge 157/92 sulla protezione della fauna e la legge 394/91 sui Parchi e le aree protette. Inoltre, al contrario da quanto asserito anche da diversi esponenti politici, l’emendamento non riguarda solo la caccia ai cinghiali. Ma nel testo si parla di fauna selvatica in generale, autorizzando, di fatto, la caccia di qualsiasi animale.
Come tiene a precisare ancora l’Ente Nazionale Protezione Animali, l’articolo 447 della Legge di Bilancio prevede che si potrà sparare in aree protette e urbane. Rendendo lecito, dunque, quel ‘far-west’ denunciato da diverse associazioni animaliste. La legge in questione, inoltre, chiarisce che gli abbattimenti non sono attività venatoria ma controllo venatorio. Permettendo, quindi, che anche lupi e orsi in aree non delimitate possano essere uccisi. Si tratta di una legge che va ad impattare sul regime di protezione della biodiversità, previsto dall’articolo 9 della Costituzione e novellato di recente. E si pone in contrasto anche con le direttive europee Habitat e Uccelli, esponendo l’Italia a procedure di infrazione. Come tende a chiarire ancora Enpa, l’articolo 447 prevede che a compiere gli abbattimenti siano cacciatori, una categoria che mira a mantenere alto “l’allarme sociale sulla fauna“.
L’Ente si sofferma poi anche sulle motivazioni che hanno spinto ad autorizzare tale legge. Si parla di un sovrannumero di cinghiali indicando numeri specifici, ma questi dati sono errati poiché non sono mai stati condotti censimenti e si tratta, dunque, solo di stime. In merito agli incidenti stradali, per cui la fauna selvatica è stata tacciata di essere una delle principali cause, l’Enpa chiarisce che degli oltre 172mila incidenti con lesioni verificatisi nel 2019, secondo l’Asaps appena 164 (lo 0,095% del totale) hanno visto il coinvolgimento della fauna.
Gli animalisti precisano che esistono diversi metodi ecologici e incruenti per contenere la fauna selvatica. “Le misure di prevenzione (comprese le recinzioni elettriche fisse o mobili) sono efficaci, perché impediscono l’accesso degli animali alle risorse, intervenendo così sulle vere reali cause alla base degli squilibri demografici“. Ma questo aspetto sembra non essere tenuto in considerazione. Enpa sottolinea come, in questa legge, ci sia la preferenza ad autorizzare le armi nei centri abitati, piuttosto che optare per scelte meno cruente e sopratutto più efficaci. Questo fa intuire come le proteste animaliste non si fermeranno.
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