Cinghiali, caccia libera in città: animalisti contro “Far West”

L’emergenza cinghiali è un fenomeno che non si è mai arrestato. Oggi questi animali potrebbero avere le ore contate, nel nostro Paese. Infatti, un emendamento alla manovra, firmato da Fratelli d’Italia, concreterebbe la possibilità di autorizzare abbattimenti della fauna selvatica anche in aree protette e città. Gli animalisti, ovviamente, protestano vivamente.

L’emergenza attribuita alla presenza massiccia di cinghiali vicini (e sempre più spesso all’interno) ai centri abitati ha portato alla scelta di soluzioni estreme come l’abbattimento. Difatti, la presenza nel nostro Paese di ungulati è registrata da Nord a Sud, con casi che sono arrivati alla cronaca. A fronte di questa situazione, in diverse località, le amministrazioni hanno autorizzato la caccia nei boschi o le aree di campagna. Tuttavia, oggi, questa misura potrebbe arrivare a toccare anche città e aree protette. Questo quanto previsto da un emendamento alla manovra 2023 firmato da Fdi. Autorizzare la caccia, praticamente, nei centri abitati non accoglie il favore di ambientalisti e animalisti che sono insorti in una protesta unanime.

Abbattimento dei cinghiali

L’emendamento si giustifica adducendo motivazioni che riguardano la sicurezza stradale. E aggiunge che, nel caso in cui i cinghiali dovessero risultare idonei ai test sanitari, potrebbero essere distribuiti nel mercato alimentare. Tale emendamento, inizialmente giudicato inammissibile, ora ammesso tra i segnalati. Come riporta anche Ansa, la proposta include l’adozione di un Piano straordinario della durata di cinque anni per la gestione e il contenimento della fauna selvatica, mediante abbattimento e cattura. Misure che sarebbero attuabili anche nelle zone vietate alla caccia, così come nei giorni di stop venatorio e nei periodi di divieto. Contro tale proposta insorgono gli animalisti che in una nota stampa congiunta esprimono tutto il loro dissenso.

Il messaggio è firmato dalle associazioni animaliste e ambientaliste Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu, Wwf e recita: “Spari nei parchi e nelle aree protette, spari in città, spari a tutti gli animali selvatici a qualunque ora del giorno e della notte, e in qualsiasi periodo dell’anno. È quanto prevede un emendamento alla Legge Bilancio (l’emendamento numero 78.015) presentato da un pool di deputati di Fratelli d’Italia che, evidentemente, con tale iniziativa intendono dare seguito alle promesse di deregulation venatoria fatte durante la campagna elettorale, trasformando l’Italia in una vera polveriera“.

Cinghiali in Italia
Due esemplari di cinghiale comune, diffuso in diverse aree d’Italia (immagine a scopo illustrativo) – VelvetPets

Minaccia alla sicurezza pubblica

Come riporta sempre Ansa, gli animalisti tengono a precisare che questa caccia ai cinghiali, definita ‘no limts‘, comporta dei problemi non solo nel merito, ma anche nel metodo. Secondo quanto denunciato dalle associazioni, inoltre, l’emendamento autorizzerebbe una caccia selvaggia che potrebbe mettere in pericolo anche la pubblica incolumità. “Chiediamo con forza ai parlamentari della Commissione Bilancio della Camera – scrivono ancora le ong – di bocciare l’emendamento ‘caccia selvaggia’. A chiederlo è anche la stragrande maggioranza di italiani, che è contraria all’attività venatoria e, quindi, all’uccisione di animali per divertimento“.

A tale protesta si aggiunge anche l’Oipa che, in un altro comunicato, definisce tale emendamento un vero e proprio ‘Far West‘. “Un emendamento del genere – scrivono dall’Organizzazione Internazionale Protezione Animali – apre alla mattanza indiscriminata della fauna, mettendo inoltre a rischio la pubblica sicurezza e incolumità. Ogni anno, a fine stagione venatoria, si contano morti e feriti anche tra gli umani, cacciatori e non. Battute di caccia in aree protette, in città e in qualsiasi giorno dell’anno, moltiplicherebbe il fenomeno“. Gli animalisti aggiungono, inoltre, che tale emendamento andrebbe a modificare la legge nazionale sulla caccia, che richiama una direttiva europea. E come conclude il Presidente dell’Oipa Massimo Comparotto: “Ci riserviamo di segnalare questo emendamento, se approvato, alla Corte di Giustizia ambientale europea“.

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