Avvistata nel Mar Mediterraneo la Caravella Portoghese, si tratta di una specie atlantica e, benché sia simile alle meduse, è in realtà più pericolosa. Gli esperti spiegano come riconoscerla e come comportarsi in caso di puntura, per prevenire o curare rischi, a volte, molto gravi.
Nelle acque italiane sarebbero stati avvistati esemplari di Caravella Portoghese. Si tratta di un organismo simile alle meduse nell’aspetto, ma più pericoloso di quest’ultime. La puntura di queste creature, infatti, potrebbe risultare persino letale per gli esseri umani.
A fronte di questa situazione gli esperti, lungi da voler creare fenomeni di psicosi, tendono a sensibilizzare le persone, spiegando come riconoscere questi animali e come comportarsi nel caso di contatto o puntura. Se nei casi più comuni si possono riscontrare bruciature, febbri, nausee o mal di testa, nei casi più rari possono presentarsi problemi cardiaci o choc anafilattici.
Benché si tratti di una specie atlantica, nell’ultimo periodo la Caravella Portoghese sarebbe stata avvistata sia in Spagna che nelle coste italiane; in particolare esemplari visti al largo della Sardegna, della Sicilia e di Reggio Calabria. Come tendono a specificare gli esperti, nonostante apparentemente possa apparire simile alla medusa, si tratta piuttosto di un sifonoforo. Il biologo marino Francesco Tiralongo ha pubblicato, insieme ad alcuni colleghi dell’Università di Palermo e l’Istituto di Scienze Marine dell’Andalusia, uno studio sulla rivista Frontiers in Marine Science nel quale si legge: “Si tratta di un organismo coloniale pleustonico. Ovvero formato da un insieme di polipi specializzati che vivono galleggiando sulla superficie dell’acqua grazie a una sacca piena di gas, con una forma leggermente appiattita, che funge da vela, detta pneumatoforo“.
Ad essere pericolosi per gli esseri umani, però, sono i tentacoli della Caravella Portoghese. Quest’ultimi, infatti, possono raggiungere i 30 metri di lunghezza e possono risultare rischiosi, oltre perché poco visibili, anche perché particolarmente velenosi. Benché, dunque, l’intento non sia quello di creare allarmismo risulta comunque opportuno attuare dei processi di sensibilizzazione che permettano ai bagnanti di poter riconoscere questa specie che si sta diffondendo nel Mediterraneo. Grande all’incirca tra i 9 e i 20 cm, non è la sacca ad essere urticante ma, come precisato sopra, i suoi tentacoli. Le punture, utilizzate come pratiche predatorie o di difesa, possono causare nell’uomo un forte dolore fino a creare delle vere e proprie bruciature sulla pelle. Nei casi più rari, il veleno può causare choc anafilattico o alterare le funzioni cardiache. Pare che un buon rimedio dalla puntura possa essere l’aceto di vino bianco o una qualsiasi soluzione con il 5% di acido acetico. Tuttavia, consultare un medico è senza dubbio l’opzione più valida soprattutto nei casi più preoccupanti.
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