Negli ultimi anni si è registrata una crescita dei nidi di tartarughe marine nel Mediterraneo; tuttavia a questo bilancio positivo se ne accosta uno negativo relativo alle catture accidentali che riguardano le Caretta Caretta e le altre specie che abitano e popolano le nostre acque.
Secondo un report pubblicato dal WWF, la condizione delle tartarughe marine nelle acque del Mediterraneo fa segnare un bilancio che si espande su due livelli diametralmente opposti. Se da un lato aumentano i nidi e le nascite nelle nostre coste, dall’altro le creature vittime delle catture accidentali sono circa 150.ooo l’anno.
Come fa sapere il documento Italia Penisola delle tartarughe, dal 2016 al 2021 sono oltre 5mila le piccole tartarughine venute al mondo sulle coste italiane; tuttavia, negli stessi anni, solo gli esemplari catturati dalle reti a strascico superano i 25mila solo in Italia.
Cosa succede alle tartarughe marine
In occasione della Giornata Mondiale delle Tartarughe Marine il WWF ha realizzato un report per osservare la situazione degli esemplari che popolano il Mediterraneo. Da Italia Penisola delle tartarughe è emerso che se le nascite sono migliaia, molte di più sono le vittime di catture accidentali e tante quelle che non riescono a sopravvivere. Le specie che popolano il bacino mediterraneo sono: la tartaruga comune (Caretta Caretta), la tartaruga verde (Chelonia mydas) e, più rara, la tartaruga liuto (Dermochelys coriacea). Tuttavia, mentre le ultime due specie nidificano in genere sulle coste orientali, la tartaruga comune predilige le coste italiane, specialmente quelle meridionali.
Come scrive Ansa, il WWF ha spiegato: “Negli ultimi cinque anni (2016-2021) è stato registrato un aumento nel numero dei nidi che, tuttavia, rappresentano solo alcune decine di unità dei circa 8mila dell’intero Mediterraneo“. Rispetto ai 26 nidi del 2018 si è arrivati a superare il centinaio tra il 2022 e il 2022; questo rappresenta un traguardo sorprendete, soprattutto se si tiene conto che il Mediterraneo è per le tartarughe un posto ‘strategico’ per la biodiversità.
Le minacce
Ma se questo dato rincuora, al contrario preoccupano le minacce che nelle nostre acque colpiscono le tartarughe. Sono specialmente le attività umane a mettere a rischio la sopravvivenza degli esemplari marini; infatti, i rifiuti in mare, la pesca accidentale e la pesca intensiva, sono i principali pericoli. Spiega ancora il WWF, che ogni ogni anno 570mila tonnellate di plastica finiscono in mare e una grande percentuale nello stomaco delle tartarughe; a queste si accompagnano le attività dei natanti e la pesca intensiva che minacciano tutto il ciclo vitale di questi animali.
Ad oggi, infatti, molte specie si trovano nella Lista Rossa delle specie a rischio estinzione. Scrive Ansa: “Nel Mediterraneo oltre 150.000 tartarughe ogni anno sono catturate accidentalmente da ami da pesca, lenze e reti e oltre 40.000 muoiono. Solo in Italia, ogni anno 25.000 tartarughe marine vengono catturate da reti a strascico. Wwf ha avviato una serie di azioni: dall’attività di monitoraggio alla tutela dei nidi, al recupero e riabilitazione di tartarughe“.