Cucciolo di renna trova la morte nei boschi dell’Appenino Modenese

Era arrivato da circa 48 ore in Italia dalla Lapponia, il cucciolo di renna che ha, purtroppo, trovato una fine tragica nelle ore scorse. Rudolph, così era stata ribattezzata, in onore della renna di Babbo Natale, era destinata a diventare la star dell’Oasi degli animali alle Piane di Mocogno, sull’Appenino Modenese; ma, la sua vita è finita presto e in maniera molto drammatica.

Scappata dalla recinzione nella quale era custodita, la giovane renna si è inoltrata nei boschi; lì, ha incontrato la morte, causata molto presumibilmente da uno scontro senza pari con un branco di lupi o cani selvatici. Una fine triste per la cucciola e ancora tanti interrogativi sull’accaduto.

La tragica morte della renna Rudolph

Lo scorso venerdì 14 gennaio, la caduta di un albero aveva causato l’abbassamento della recinzione all’interno della quale era custodita la cucciola di renna arrivata dalla Lapponia; mossa dalla curiosità, che spesso ispira i giovani ed ingenui esemplari, l’animale si è addentrato nel bosco vicino. Purtroppo, già da tempo, proprio nella zona tra Lama Mocogno e Palagano, era stata segnalata la presenza di lupi e cani selvatici visti nei boschi; e, infatti, alcuni cacciatori hanno ritrovato il corpo senza vita di Rudolph proprio in un campo distante circa un chilometro dal centro Oasi degli animali.

Secondo gli accertamenti fatti da un veterinario giunto sul posto della segnalazione, del cucciolo di renna non erano rimasti che pochi resti. Con quasi certezza il branco lo ha attaccato e poi sbranato; e, essendo Rudolph ancora molto piccolo, non ha potuto servirsi delle sue corna (ancora troppo piccole) per difendersi.

I lupi sono tornati

Si tratta di una storia che, senza dubbio, lascia l’amaro in bocca; un cucciolo, con ancora tutta la vita davanti, ha trovato una fine straziante. Ma a preoccupare è anche la presenza, sempre più massiccia, di lupi nell’Appenino; l’animale, che circa qualche decennio fa stava rischiando l’estinzione, oggi è tornato ad abitare i boschi. Questo ha portato a soluzioni, spesso, illegali e drastiche da parte di allevatori e cittadini spaventati; ma il bracconaggio non è mai la soluzione giusta.

La legge della natura porta i predatori a cacciare e il fatto che questo avvenga in zone popolate da essere umani, non è sempre (o mai) colpa degli animali. Alla luce di questo, nel corso del convegno L’uomo e il lupo. Proposte per una ‘convivenza possibile’, svoltosi lo scorso ottobre, si è discusso dei veri sistemi per evitare che casi simili a quello accaduto, nelle scorse ore, al cucciolo di renna non avvengano. Come riporta Agi, la prevenzione, effettuata attraverso sistemi di monitoraggio e recinzioni adeguate è la prima via di tutela; tuttavia, come ha ricordato Ilaria Guj, del Servizio Guardiaparco del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini della Regione Lazio “non è un processo univoco; affinché sia efficace deve coinvolgere le ASL competenti per territorio e, gli allevatori. Deve essere il frutto di una sinergia tra gli uffici naturalistico, di sorveglianza, agroforestale, e l’ufficio preposto agli acquisti. E non è disgiunto da una corretta comunicazione ed educazione ambientale“.

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