Il 19 agosto si celebra la Giornata Mondiale dell’Orango; ricorrenza, istituita dall’Onu, atta a tenere accesa la luce sull’importanza di preservare una specie a rischio. Lo scorso anno (2020) Leif Cocks, fondatore e presidente di The Orangutan Project, aveva dichiarato a Mongabay che tutte le tre specie di primate (Sumatra, Borneo e Tapanuli) rischiano di estinguersi e anche l’Onu aveva condiviso lo stesso allarme. Purtroppo ancora oggi la situazione sembra non essere migliorata.
Se un secolo fa gli orango che popolavano la Terra erano circa 230mila, oggi gli esemplari rimasti sono meno della metà. A minacciare tutte le tre specie diversi aspetti, tra questi la riduzione degli habitat; per fare spazio alle piantagioni di palme da olio, ad esempio, molti esemplari sono stati costretti a spostarsi verso aree agricole, dove diventano, spesso, vittime dei cacciatori illegali. I cuccioli, in particolare, sono catturati e venduti (sempre illegalmente) come animali domestici; ed infine a rendere vulnerabile la sopravvivenza degli orango, anche il cambiamento climatico.
La deforestazione, con la conseguente riduzione degli habitat è stata di proporzioni consistenti nel Borneo; secondo quanto riportato dal sito del WWF, UN Environment Programme, (UNEP), ha affermato che: “Il tasso di deforestazione del Borneo è stato tra i più alti al mondo da oltre due decenni e il 56% delle foreste tropicali protette di pianura è andato perso tra il 1985 e il 2001. Se la deforestazione nel sud-est asiatico continuerà, entro il 2030 andrà perso l’incredibile 75% della foresta originale”. Il che vorrebbe dire annientare definitivamente le popolazioni di orango. Proprio per questo sono nate diverse iniziative per preservare questa specie fortemente a rischio, come i il programma Species Action Plan for orangutans del WWF.
Tuttavia, il lavoro da fare è tanto e il tempo a disposizione non moltissimo; se non si attiva un’azione urgente gli orango potrebbero estinguersi, addirittura, entro 10 anni. Celebrare una giornata a livello internazionale appare, dunque, quantomeno doveroso; se non altro per ricordare quanto la perdita di ogni singola specie rappresenta un danno per l’intero Pianeta.
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