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Il detenuto è depresso ma non gli fanno vedere il cane: per lui niente pet therapy

Di pet therapy e della sua importanza nel recupero e nella cura di bambini o di persone anziane ne parliamo sempre. Perché, studi a parte, non si possono negare gli effetti benefici che ognuno di noi ottiene quando può accarezzare un cane, un gatto, un coniglio o qualsiasi altro essere vivente che abbia 2 o 4 zampe. Così come già da qualche tempo, gli animali, vengono utilizzati anche nel recupero dei detenuti. A Milano, ad esempio, c’è l’associazione “Cani dentro”, un laboratorio di pet therapy organizzato nel carcere di Bollate, che ha avuto già ottimi risultati. Ed è per questo che a un “ospite” dell’istituto penitenziario di Massama a Oristano, che soffre di crisi depressive, la psicologa del carcere ha prescritto proprio un ciclo di pet therapy.

L’uomo, così, tramite l’associazione Socialismo diritti e riforme (Sdr), haa fatto domanda alla direzione di poter vedere il suo cane. Tale richiesta, però, gli è stata respinta: “Non può prendersi un provvedimento che poi – ha detto il direttore del carcere Pierluigi Farci al Corriere della sera – a condizioni analoghe, non venga applicato anche agli altri detenuti“. In sostanza, però, ciò che ha realmente impedito al detenuto di vedere il suo cane, non è stato il parere contrario del direttore, ma la mancanza di regole scritte per situazioni di questo tipo.

La richiesta non può essere soddisfatta per l’assenza di una regolamentazione che ne determini la precisa natura, le modalità e le finalità“, ha spiegato Maria Grazia Caligaris, presidente di Sdr, che ha subito chiesto una norma chiarificatrice. “Resta, però, un fatto incontrovertibile – ha proseguito – che è stato possibile non solo far incontrare i detenuti con i cani nelle carceri di Bologna, Livorno, Firenze e Montone, ma addirittura consentire la convivenza in cella con canarini a Padova”. La Caligaris, inoltre, racconta di un caso risalente al lontano 1985, in cui un esponente di Prima Linea, durante il processo, ottenne dal giudice il permesso di incontrare il suo Pastore Tedesco. Insomma, si spera proprio che anche nel resto d’Italia si riescano a ottenere queste possibilità, soprattutto nei casi in cui questi “incontri” siano consigliati da medici.

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Redazione

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