Una buona notizia sul fronte della lotta contro i maltrattamenti e gli abusi sugli animali. Infatti, a quanto si legge su Il Sole 24 ore, il Tribunale di Trento ha condannato una famiglia proprietaria di un Pastore Tedesco per averlo lasciato troppo tempo da solo senza acqua né cibo. Il cosiddetto reato di abbandono, quindi, è da ritenere configurato non solo in caso di sevizie, torture e crudeltà caratterizzate da dolo nei confronti dell’animale, ma anche in caso di comportamenti colposi di incuria, inerzia o indifferenza da parte dei proprietari.
La sentenza ha preso il via dopo che alcuni vicini di casa della famiglia in questione si erano lamentati per il costante latrare del cane. L’esemplare, un Pastore Tedesco, pare infatti che abbaiasse sia di giorno che di notte, disturbando l’intero palazzo. Il motivo, sembra fosse sostanzialmente lo stato di abbandono in cui versava il 4 zampe, costretto a vivere in un piccolo terrazzino, in condizioni incompatibili con la sua natura. Il cane, inoltre, veniva spesso lasciato solo senza acqua e cibo. Dopo vani tentativi di parlare con i condomini proprietari della bestiola, è così scattata una prima denuncia e dopo le indagini svolte dalle autorità competenti, il caso è arrivato davanti al Tribunale di Trento che, una volta ricostruiti i fatti, ha configurato al proprietario del cane il reato di abbandono di animali (nella specifica previsione del comma 2 dell’articolo 727 del Codice penale) che sanziona la condotta di chi “detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze”.
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Ne deriva che il comportamento di un proprietario di animale che non si prende adeguatamente cura del suo cane (tanto da lasciarlo senza viveri e non accorgersi del suo stato di salute) può essere equiparato a chi lo abbandona in mezzo una strada o lo sottopone a sevizie e torture. Questo perché con questi atteggiamenti si rischia comunque di danneggiare gravemente la sensibilità psico fisica degli animali. Per i giudici, la nozione di abbandono “postula invero una condotta ad ampio raggio che include anche la colpa intesa come indifferenza, trascuratezza, disinteresse o inerzia“. E noi non possiamo che gioirne.
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