Allarme Aidaa: 35.000 gattini abbandonati in sole 3 settimane

Chi frequenta abitualmente le pagine social di rifugi per animali abbandonati se ne è già accorto da solo, perché ogni giorno si trova davanti agli appelli dei volontari che cercano una casa per i nuovi nati (e non solo) di questa primavera 2015. Ma a leggere i numeri diffusi dall’Aidaa (Associazione italiana difesa animali ed ambiente) c’è da rimanere letteralmente senza parole: sono oltre 35.000 i cuccioli abbandonati nelle sole ultime 3 settimane, un dato in aumento rispetto a quello già preoccupante dello scorso anno.

Molti di questi gattini, infatti, vengono lasciati notte tempo dentro a scatole di cartone nelle vicinanze dei gattili o delle strutture adibite a rifugio. Ma sono centinaia i micetti abbandonati nei cassonetti dell’immondizia chiusi in buste di plastica o che riaffiorano dalle acque delle rogge o dei canali scolmatori dopo essere annegati. “Siamo davanti ad un emergenza pari a quella degli abbandoni dei cani in estate – ha detto Lorenzo Croce, presidente di Aidaa in un comunicato ufficiale – se teniamo conto che i gattili italiani ospitano circa 200.000 gatti gli arrivi equivalgono a quasi il 10 per cento del totale degli ospiti. Serve una seria campagna di sterilizzazione“.

A Brindisi città dove operano i volontari di Aidaa – Micetti di Brindisi solo nella giornata di ieri sono stati recuperati 5 cuccioli di gatto abbandonati per strada in un cassonetto, e così avviene ogni giorno, come del resto in ogni comune del nostro Paese. “Serve che la gente sterilizzi i gatti – ha detto Antonella Brunetti responsabile di Aidaa nella città pugliese – e sopratutto che ci si renda conto che sono esseri viventi. Occorre una campagna nazionale di sensibilizzazione e di questo parleremo nei prossimi giorni al nostro incontro al ministero della salute per parlare della mutua degli animali“. Un appello lanciato solo pochi giorni fa anche da un altro noto volontario che si occupa di gatti sul territorio siciliano, Paolo Pirrè. E vista la situazione sarebbe ora che le loro parole venissero ascoltate anche dalle istituzioni.

Foto by Facebook

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