Green Hill, al via un nuovo processo: indagato un veterinario della Asl di Lonato

Green Hill 2, stiamo arrivando. Dopo la straordinaria sentenza di 10 giorni fa, che ha portato a tre condanne e un’assoluzione nei confronti dei vertici dell’allevamento di cani beagle chiuso a Montichiari nel 2012, il pubblico ministero Ambrogio Cassiani ha iscritto nel registro degli indagati un veterinario dell’Asl di Lonato, sempre nel bresciano. Il professionista dovrà rispondere di falso ideologico, maltrattamenti e animalicidio.

La Procura di Brescia, infatti, vuole capire perché per anni dai controlli nei capannoni dell’allevamento non fosse emerso nulla di strano o di irregolare. Agli atti della nuova inchiesta ci sono diverse mail con i suggerimenti per non incappare in sanzioni forniti, pare, proprio dal medico degli animali ora indagato ai vertici di Green Hill.

Tra i primi a commentare con soddisfazione la notizia la Lav, la lega anti vivisezione: “Si tratta di un atto dovuto, a carico di chi per anni ha attestato condizioni difformi dalla realtà a scapito della salute di migliaia di animali” si legge in un comunicato ufficiale. La Lav sostiene inoltre che questa sia spesso la prassi per chi è addetto ai controlli sanitari pubblici in strutture in cui gli animali sono impiegati a fini commerciali. Gli animalisti sono anche convinti che vi siano le prove, come quelle emerse durante il dibattimento sui vertici dell’azienda nelle scorse settimane, che potranno far estendere il provvedimento ad altri veterinari Asl, all’Istituto zooprofilattico sperimentale di Brescia, al Servizio veterinario regionale della Lombardia, al Ministero della salute, non dimenticando il ruolo che ha avuto il precedente sindaco di Montichiari con i suoi uffici.

Sulla decisione del pm di proseguire le indagini è intervenuto anche l’Ente nazionale protezione animali (Enpa) in una nota:”La recente sentenza di condanna contro Green Hill, a nostro avviso, chiama in causa non soltanto i diretti responsabili dell’uccisione di animali, ma anche tutti coloro i quali hanno a vario titolo chiuso un occhio su quanto accadeva nella struttura. Tutto questo nonostante l’Enpa e le altre associazioni animaliste avessero più volte lanciato l’allarme su quanto accadeva nell’allevamento“.

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