I cani capiscono il loro nome quando li chiamiamo e ci rivolgiamo loro? Ecco cosa dicono gli esperti a riguardo.
Te lo sarai chiesto tante volte chiamando il tuo cane: “Capisce il suo nome?”. Lo chiami e si gira. Ma lo fa perché comprende che ti stai riferendo a lui oppure perché è un richiamo generico o un’abitudine?
Comunicare con un cane è molto importante, con il tempo lui ci “parla” abbaiando oppure con il linguaggio del corpo (muovendo la coda, ad esempio) e noi gli parliamo con la nostra lingua e i nostri gesti che man mano riconoscerà.
I cani capiscono il loro nome? La risposta degli esperti
Nel rivolgerci al quattro zampe, di sicuro la parola più utilizzata è il suo nome: lo chiamiamo quando gli offriamo del cibo, quando lo portiamo a passeggio o per una coccola o una sgridata. Ecco perché il cane capisce il suo nome: lo sente così tante volte.
Gli esperti dicono che il cane non solo capisce il suo nome ma è in grado di comprendere anche ben 150 parole, ovvero ha la facoltà di linguaggio di un bambino di 3 anni. Secondo uno studio dell’Università del Sussex i cani utilizzano una parte del cervello (l’emisfero destro) per percepire la parola; con l’emisfero sinistro invece il cane elabora.
Ecco perché può capitare di vedere un cane con la testa piegata da un lato quando ascolta un suono insolito: sta usando l’emisfero destro del cervello!
Da qui l’importanza di scegliere un nome corto, non riferibile a qualcosa di astratto, che possa comprendere facilmente e imparare con la pratica. All’inizio, quando il cane arriva in famiglia, è importante rivolgersi a lui sempre chiamandolo per nome.
Altre parole da ripetere sempre sono quelle che riguardano il suo mondo: “cuccia”, “osso”, “ciotola” (riferendosi ad oggetti tangibili) ma anche comandi come “vieni”, “mangia”, “andiamo”.
Cani e parole: i dati scientifici che dimostrano che il quattro zampe distingue le parole rivolte a lui dagli altri suoni
Alcuni dati scientifici hanno dimostrato che il cane capisce il suo nome e distingue le parole rivolte a lui dagli altri suoni. I ricercatori Victoria Radcliffe e David Reby dell’Università del Sussex hanno condotto un esperimento con 250 cani: gli animali ascoltavano alcuni comandi provenienti dalle voci dei padroni, tramite altoparlante.
Se ascoltavano frasi familiari, giravano la testa in modo da percepirle con l’orecchio destro (ed elaborarle con l’emisfero cerebrale sinistro); di fronte a suoni che non avevano mai ascoltato, gli animali si posizionavano in modo da poter sentire meglio le parole stesse.
Il cane, quindi, impara ad obbedire associando le singole parole agli ordini impartiti dal padrone. Capisce il suo nome, perché lo riconosce, per abitudine, dato che lo sente spesso.
Se invece ascolta suoni diversi, cerca di analizzare il tono della voce per capire lo stato d’animo di chi parla. Uno studio ha confermato tutto questo: i ricercatori del Max Panck Institut di Lipsia, hanno insegnato al Border Collie Rico, 200 parole associate a svariati oggetti.
Il cane riusciva a trovare l’oggetto indicato da ogni parola anche dopo un mese senza aver fatto questo esercizio. Così anche altre razze: una Border Collie e un Chaser, addestrata dagli psicologi americani John Pilley e Alliston Reid a riconoscere parole per tre anni, con sessioni giornaliere di 4-5 ore.
Quindi si può concludere che i cani riconoscono e comprendono quando gli vengono riferite delle parole ma si tratta di abitudine e grazie all’allenamento. Il cane riesce a capire il suo nome, sentendolo nominare tante volte, anche con toni diversi o assieme a determinate gestualità, ed è per questo che obbedisce ai comandi.