Nel campo della sperimentazione animale una nuova azione ha dato vita ad una scimmia ricreata in laboratorio. Il primate sarebbe completamente sordo, senza equilibrio e anche cieco. Un esperimento messo in atto per testare una nuova terapia genica.
Un gruppo di ricercatori dell’Oregon avrebbe creato in laboratorio una scimmia, volontariamente, con degli importanti deficit. L’esemplare appartiene ai macaco rhesus e presenta uno stato avanzato di sordità e assenza di equilibrio, a cui si accompagna una cecità progressiva. Quest’azione, che senza dubbio fa storcere il naso agli animalisti, sarebbe derivata dall’esigenza di sperimentare una terapia genica contro la sindrome di Usher.
La scimmia sordo-cieca
La scimmia, oltre ad essere stata creata con importanti disturbi che le arrecano non poche sofferenze, diventerà nel corso della sua vita anche completamente cieca e zoppa. Quello che per i ricercatori è descritto come una sorta di traguardo che permette di avere un “modello” per testare la terapia genica, per gli animalisti è un’azione che supera i limiti dell’etica. La sindrome di Usher è la principale causa di cecità-sordità e al momento non esistono trattamenti. Tuttavia, questo non sembra trovare giustificazione per chi si oppone alla sperimentazione animale.
Tutti i sintomi riportati dalla scimmia ricreata in laboratorio sono gli stessi che si identificano nelle persone che sono colpite da questa patologia dalla nascita. Si tratta di una condizione davvero invalidante per la quale, comprensibilmente, si cerca di trovare una cura. Ma qualcuno si chiede se nel 2023 sottoporre queste sofferenze ad un animale siano davvero ancora necessarie. Del resto, come ha affermato anche il gruppo di ricerca, il modello riporta i sintomi più gravi della sindrome, il tipo 1B. Per creare la scimmia, gli scienziati hanno utilizzato la tecnologia di editing genetico CRISPR/Cas9.
La sperimentazione animale: scopi nobili e assenza di etica
In sostanza la scimmia sarebbe stata fatta nascere volontariamente con importanti disturbi. Ma quello che per gli animalisti assume la forma di una crudeltà terribile, per i ricercatori è una vera soddisfazione. Ad affermarlo anche la professoressa di neuroscienza, la dottoressa Martha Neuringer. La quale avrebbe affermato, secondo quanto riporta il sito GreenMe, che la scimmia sia in realtà un modello che potrebbe servire per aiutare i bambini affetti da Usher 1B. Ma anche comprendendo lo scopo nobile dietro a questo esperimento, non si può nascondere quanto questo nuovo episodio di sperimentazione animale sia giudicato poco (o per niente) etico.
Del resto, prendendo atto della consapevolezza che i primati sono animali sensibili e intelligenti, una vita di privazioni (specialmente dal punto di vista fisico) potrebbe essere una vera e propria sofferenza pagata dagli animali a scopo gratuito. A tal proposito, si è ribadito in più contesti come la sperimentazione sugli animali possa essere sostituita con metodi alternativi, ma tuttavia questo concetto non sembra ancora essere particolarmente riconosciuto e condiviso da tutto il mondo della scienza. Fermo restando che lo sviluppo della ricerca scientifica merita di progredire, resta comunque il dubbio su quanto ancora l’uomo sia disposto a servirsi di animali alla stregua di oggetti non senzienti.