Nel Comune di Verbania un cane rischia la morte per eutanasia. Un caso che ha generato molto scalpore e che coinvolge anche l’Oipa, la quale avrebbe lanciato una diffida nei confronti del Comune. Secondo l’Organizzazione Internazionale Protezione Animali, la vicenda sarebbe scaturita dalla mancanza di una normativa che tuteli i cani di un certo tipo.
Un cane rischia la morte per eutanasia. Il caso che sta facendo molto scalpore e che, tra gli altri, ha coinvolto anche l’Organizzazione Internazionale Protezione Animali, arriva dal Comune di Verbania, in Piemonte. Il malaugurato protagonista della vicenda è Aci, un Pit Bull di quattro anni ritenuto pericoloso. Secondo Oipa, però, la vicenda è la conseguenza di una totale assenza di normativa che possano tutelare cani di un certo tipo, acquistati o adottati da persone non idonee e che spesso sono abbandonati nei canili.
Il caso di Aci e il rischio dell’eutanasia
Dopo essere venuta a conoscenza del fatto, Oipa, tramite il proprio ufficio legale, ha inviato due diffide al Comune piemontese. In esse si chiede di non procedere con l’eutanasia nei confronti di Aci. Ad oggi il Comune di Verbania non avrebbe ancora risposto alla richiesta di Oipa, che avrebbe inviato le diffide, per conoscenza, anche al Garante dei diritti degli animali della Regione Piemonte. A collaborare con Oipa anche l’associazione Amici degli Animali, che si sarebbe offerta di trovare una pensione che potrebbe offrire un percorso riabilitativo al cane, tutto a proprie spese.
Come fa sapere in una nota stampa ufficiale lanciata dall’organizzazione, Claudia Taccani, responsabile dell’ufficio legale di Oipa: “Aci è colpevole di un solo episodio ‘accertato‘ di aggressività nei confronti dell’ormai ex proprietario e non si conosce l’effettiva dinamica dei fatti e delle motivazioni che avrebbero scatenato la reazione del cane“. Tuttavia, l’avvocato specifica anche che dalla documentazione risulterebbero altri episodi che non sono mai stati verbalizzati: “Dunque privi di supporto probatorio“. In sostanza, come tiene a precisare il legale di Oipa, non esistono prove dell’aggressività reiterata di Aci, tanto da giustificare un atto di eutanasia. “Non solo – precisa l’avvocato Taccani – ci risulta che la procedura sarebbe adottata in violazione della normativa di settore“.
Una soluzione contro la legge
Come rileva Oipa nella sua diffida, con l’atto di eutanasia ci sarebbe una violazione dell’art. 4 della legge della Regione Piemonte n. 27/2009 che disciplina il Comitato regionale di valutazione e controllo sull’aggressività canina. Infatti, è prevista una relazione che dovrebbe essere inviata alle Aziende sanitarie e agli altri enti competenti sui profili a rischio dei cani gestiti in modo potenzialmente pericoloso. “La documentazione relativa al procedimento non attesta alcun intervento o relazione da parte del Comitato regionale, ma solo un verbale d’incontro al Dipartimento Servizi tecnici“. Oipa, chiede dunque che per Aci sia presa una soluzione nel rispetto della norma.
“Chiediamo che, in attesa d’individuare un’eventuale struttura alternativa ritenuta idonea, siano nominati un medico veterinario esperto in comportamento animale e un educatore cinofilo specializzato nel recupero di cani impegnativi per avviare un percorso terapeutico specifico“, continua l’avvocato Claudia Taccani. Azioni che potrebbero essere supportate anche dalle associazioni qualora sia richiesto. In caso di abbattimento per eutanasia del Pit Bull (razza spesso vittima di pregiudizi), Oipa fa sapere che procederà nelle sedi opportune.