Sono migliaia i visoni che si trovano ancora all’interno degli allevamenti italiani. E attualmente sarebbe stato confermato un nuovo focolaio di Covid-19. Le strutture sono cinque e sarebbero ormai inattive da oltre un anno. Tuttavia sul destino dei poveri animali non è ancora arrivata una decisione e questo incrementa anche i pericoli per la salute pubblica.
Quattro visoni, detenuti nei cinque allevamenti italiani inattivi da un anno, sono risultati positivi al Covid-19. E questo fa temere che presto tanti degli altri esemplari, con cui condividono la triste sorte, possano essere contagiati. Si tratta di oltre 5mila visoni il cui destino è, attualmente, ancora un mistero. Infatti, gli allevamenti sono stati vietati dalla legge da circa un anno, ma da allora nessuno si è preoccupato di cercare una sistemazione adeguata agli animali che si trovano all’interno delle strutture. Una questione che ormai, oltre all’etica, mina anche alla salute pubblica.
La sorte dei visoni dopo il divieto di pellicce
Dopo lo screening effettuato sotto disposizione dell’ex Ministro della Salute Roberto Speranza, altri visoni detenuti negli allevamenti italiani sono risultati positivi al Covid-19. Gli animali continuano ad ammalarsi e morire, tutto ciò ad oltre un anno dallo storico divieto di allevare gli animali da pelliccia. Associazioni animaliste come LAV, Essere Animali e Humane Society international/Europe hanno lanciato un nuovo appello alle istituzioni affinché si prendano decisioni in merito al destino di questi poveri animali. La rete di associazioni animaliste, inoltre, sta portando avanti l’Iniziativa dei Cittadini Europei #FurFreeEurope per dire stop alle pellicce in tutta Europa.
Come si legge sul sito GreenMe, le associazioni avrebbero scritto nel loro appello: “Da gennaio attendiamo il decreto interministeriale per avviare lo svuotamento degli ultimi 5 allevamenti dove ancora sono stabulati e ammassati, in minuscole gabbie, più di 5.000 visoni come i 1.523 presenti a Galeata che, ora, rischiano l’abbattimento. È evidente come l’inazione dei Ministeri competenti stia continuando a rappresentare un rischio per la salute pubblica e continui ad ignorare i principi più basilari di benessere animale“.
La richiesta alle istituzioni
La richiesta al Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, è dunque quella di intervenire con urgenza per dare una concreta attuazione a quanto sancito dalla legge di bilancio 2022. Si chiede dunque di consentire il trasferimento dei visoni fuori dagli allevamenti intensivi nei quali si trovano attualmente detenuti. In Italia si trovano cinque allevamenti intensivi di visoni (oggi inattivi, ma ancora con gabbie piene di animali). Le strutture sono a Galeata (in provincia di Forlì-Cesena), a San Marco (frazione di Ravenna), a Capergnanica (in provincia di Cremona), a Calvagese della Rivera (in provincia di Brescia, con 1800 esemplari ancora senza un destino certo) e a Castel di Sangro (in provincia de L’Aquila).
Bene chiarire che secondo la Legge 234/2021 sono banditi gli allevamenti di animali destinati alla produzione di pellicce. A tal proposito, il Ministro dell’Agricoltura avrebbe dovuto disciplinare, con un decreto, le modalità di indennizzo per gli allevatori di visoni e stabilire anche un’eventuale cessione degli animali a strutture che siano gestite direttamente o in collaborazione con associazione animaliste. Ma questo secondo passaggio non risulta ancora effettuato e su questo preme la rete di associazioni.