Secondo un’indagine di ASSALZOO, il record del 2021 che ha registrato una forte crescita di produzione di mangimi, potrebbe essere vanificato; nel 2022, infatti, diverse cause potrebbero minare a questo successo raggiunto. Questo quanto comunicato dall’Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici nel corso dell’assemblea annuale tenutesi a Bologna.
La mangimistica italiana potrebbe vedere vanificato il record di produzione raggiunto negli anni precedenti. Le difficoltà di approvvigionamento di materie prime agricole, le spinte inflazionistiche e i rischi per la redditività della zootecnia sembrano essere alla base del pericolo; essi, infatti, influiscono sui mangimi da diversi punti di vista.
La nota lanciata da ASSALZOO, e diffusa dopo l’assemblea annuale tenutasi a Bologna, mostra più nel dettaglio l’attuale situazione dei mangimi in Italia. Partendo dal primo dato rilevato secondo il quale, al boom del fatturato non corrisponderebbero maggiori margini alle imprese.
Mangimi: dal rialzo al potenziale ribasso
Come spiega la nota diffusa dall’Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici, nonostante la Pandemia, nel 2021 la produzione di mangimi è arrivata a superare il +3,8% rispetto al 2020; questo ha fatto registrare anche un aumento del fatturato. Pare, secondo quanto spiega ASSALZOO, che il rialzo sia stato dovuto però anche all’aumento dei prezzi; difatti, tale aumento può essere spiegato se si valuta l’incremento delle quotazioni delle materie prime per mangimi. Ad esso ha fatto seguito l’incremento di tutti gli altri fattori di produzione; e tale fenomeno persiste ancora nel 2022 preoccupando tutta la filiera agro-zootecnica. Dunque, il fatturato è aumentato non grazie alla produzione, ma alla situazione del mercato attuale; infatti, le aziende si sono trovate a dover comprimere i propri margini (fino ad azzerarli in certi casi) per compensare l’aumento del costo.
Tali aumenti sembrano risultare sempre più ingestibili per gli allevatori; tanto che oggi si teme una crisi per il settore mangimi e, di conseguenza, per gli animali. Ma, nonostante la situazione possa apparire allarmante da alcuni punti di vista, si sono notati aumenti generalizzati nella produzione di mangimi per quasi tutte le principali specie animali. Nel 2021 sale la produzione di alimentazione per volatili; rialzo discreto anche per la produzione di mangimi destinati a suini, bovini e ovini. Lieve aumento, dopo due anni di decrescita, per l’acquacoltura, mentre si registra un calo nella produzione di mangimi per cavalli e allarmante per conigli. Gli effetti negativi sono stati prodotti dalla Pandemia prima e della guerra in Ucraina dopo; ma, momentaneamente, come scrive la nota di ASSALZOO, l’industria mangimistica italiana conferma il suo ruolo di primo piano nel panorama agro-zootecnico-alimentare.
Industria mangimistica in pericolo
Il settore mangimistico in Italia è riuscito a sostenere i gravi problemi derivati da difficoltà operative, produttive, economiche, nell’approvvigionamento di materie prime, nella logistica e con costi di produzione fuori controllo; ma come spiega Michele Liverini, presidente reggente di ASSALZOO: “Gli aumenti dei costi di produzione stanno mettendo a rischio la redditività della zootecnia. Si badi bene, si tratta di una situazione che perdura ormai da troppo tempo e che non può più essere sostenuta dalle aziende mangimistiche, ormai giunte nella condizione di non poter più compensare questi maggiori costi di produzione e pertanto costrette a doverli riversare a valle per non mettere in pericolo la loro stessa sopravvivenza“. ASSALZOO fa sapere che nei mesi scorsi è più volte intervenuta, nei tavoli istituzionali coordinati dal Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, per evidenziare le criticità del settore.
Inoltre l’Associazione fa sapere che se i costi non diminuiscono o non possono trovare una compensazione interna alla filiera, il loro trasferimento al consumatore finale sarà necessario. L’Associazione ha chiesto l’inserimento dell’industria mangimistica, unitamente al settore agricolo e allevatoriale, tra le imprese energivore. Tra gli altri temi sollevati all’assemblea infine: l’importazione di materie prime, le epidemie di influenza aviaria e peste suina e le problematiche legate alla nuova normativa europea in tema di pratiche commerciali sleali; come conclude Liverini, in questo ultimo caso si tratta di: “Una normativa pensata per la sua applicazione soprattutto nei rapporti con la GDO, ma che trasferita su tutta la filiera agro-zootecnica-alimentare sta determinando gravi difficoltà sia dal punto di vista operativo sia dal punto di vista interpretativo“.