Tra le creature del regno animale, la strategia difensiva dei serpenti a sonagli è, senza dubbio, fra le più note; questi animali sono dotati, infatti, di un organo sulla punta della coda (il sonaglio o più tecnicamente il crepitacolo), che produce un rumore. Il suono prodotto dal sonaglio serve ad avvertire gli altri (uomo compreso) della sua presenza; in questo modo il rettile mette in guardia i predatori, ‘avvisandoli’ del fatto che si tratti di un serpente velenoso.
Il professor Boris Chagnaud della Karl-Franzens-University di Graz, in Austria, ha notato che il suono del sonaglio è, però, variabile; nello specifico quando un umano si avvicina aumenta di intensità e diminuisce quando l’umano si allontana. In merito a questo, si è scoperto che questa ‘variazione’ di modulazione si lega proprio alla strategia difensiva del rettile; i dettagli sono resi noti in uno studio pubblicato su Current Biology.
‘L’inganno’ dei serpenti a sonagli
Diversi test hanno dimostrato che più è grande la dimensione dell’ipotetico predatore più il suono aumenta; tuttavia la grandezza del soggetto in avvicinamento non è l’unica causa della modulazione di frequenza nel serpente a sonagli. Chagnaud fa notare che, in natura, i serpenti a sonagli usano anche altri stimoli (vibrazioni e infrarossi) per individuare altri animali; tuttavia, quando un potenziale aggressore si avvicina il rettile scuote la coda più velocemente.
Di contro, studiando gli effetti del cambio di frequenza del suono prodotto dal serpente sull’uomo, è stato possibile osservare che gli esseri umani percepiscono il suono più vicino (rispetto a quanto esso non lo sia davvero) quando è prodotto da vibrazioni più veloci. E la distanza percepita è davvero strabiliante; ossia una persona può supporre di avere un serpente a sonagli ad un solo metro di distanza, quando in realtà l’animale si trova circa quattro metri più lontano. Questa forma d’inganno ‘studiata’ dal serpente permette all’animale di poter avere più possibilità, tempo e spazio di sfuggire ad una minaccia.
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