Un corto che rivela come le vere creature in grado di compiere gesti ‘bestiali’ siano spesso più gli uomini che gli animali. Con la regia di Giovanni Roviaro, Palla di Pelo è un corto dalla durata di 17′, prodotto da Lino Guanciale e in gara al Roma Creative Contest 2021. Il Festival Internazionale di Cortometraggi di Roma, organizzato da Image Hunters, ha in questa edizione accolto anche una pellicola dove un quattro zampe diventa protagonista indiretto di tutta la storia.
Nel film prodotto da Lino Guanciale, con protagonisti dai volti noti del cinema e della televisione italiana, il vero protagonista è Palla di Pelo, un Welsh Corgi che suo malgrado viene rapito dalla casa nella quale vive con il suo proprietario. Un corto dal finale che lascerà l’amaro in bocca ad alcuni dei protagonisti della vicenda.
Curiosità sul film prodotto da Lino Guanciale
Le vere bestie sono gli uomini? Questo in un certo senso potrebbe emergere dal corto diretto da Giovanni Roviaro e prodotto dall’attore italiano Lino Guanciale. Vincenzo, interpretato da Francesco Acquaroli è un ladro che vuole trovare una svolta nella propria esistenza da malvivente; la sua decisone è, dunque, rapire i cani dei ricchi. Convinto che le persone benestanti sarebbero disposte a pagare qualsiasi cifra per riavere il proprio quattro zampe e che la Polizia non indagherebbe mai sul rapimento di un cane, mette in pratica il suo piano con Palla di Pelo, un Welsh Corgi.
Come ha scritto sul web l’Agenzia Cinematografica Soli & Associati, descrivendo il corto: “Una locandina che dice tante cose, ma che non ti prepara sufficientemente alle bassezze dei protagonisti di questa storia“; uomini senza scrupoli, padri in grado di trattare i figli come nullità e uomini disposti a tutto per la ricchezza. Palla di Pelo non è un cane ‘qualsiasi’ ma il suo proprietario è un ricco designer Paki Furlan, interpretato da Stefano Fresi, che ama il suo cane come un figlio. Il designer si presenterà all’appuntamento con i rapitori, con i soldi richiesti, ma il finale non è lieto proprio per tutti i protagonisti. Un finale (che preferiamo non svelarvi) che sottolinea quanto ancora il termine ‘bestiale’ si addica più all’uomo che agli animali.
LEGGI ANCHE: Rosita Celentano per PETA: via le pellicce dalle passerelle