Sono, senza dubbio, “cugini”, ma tra il gatto Thai e il gatto Siamese esistono, oltre ai diversi punti in comune, alcune differenze sostanziali. Anche se il primo (il Thai) ha dato i natali al secondo (il Siamese) tra le due razze di felini esistono delle particolarità, riguardanti soprattutto l’aspetto fisico, che li rendono due specie ben distinte. Il “genitore” è una delle razze più antiche presenti al mondo; ma la fisionomia si è stravolta, attraverso vari incroci, generando oggi una razza diversa, anche se obiettivamente molto simile.
Il gatto Thai rispetto al gatto Siamese si presenta più muscoloso, massiccio e meno slanciato; anche la testa è più arrotondata, compresa le orecchie. Gli occhi di questa specie sono invece molto grandi e sempre blu. Il mantello di questi felini è molto morbido e, come i Siamesi, hanno una colorazione tendente all’avorio ma con punti più scuri in corrispondenza di: orecchie, muso, zampe e coda; tuttavia il Thai è riconosciuto anche in altre varietà di colori con esclusione del bianco.
Le origini e le caratteristiche del gatto Thai
Questi felini sono di origine selvatica, arrivano dall’Oriente e si diffusero a partire dalla fine del 1800. Nel corso degli anni, le mode hanno imposto una serie di modifiche che hanno portato alla nascita del Siamese, estromettendo, seppur in maniera temporanea, il riconoscimento del Thai come razza di felini ufficiale. Fu il presidente della WFC (World Cat Federation), Anneliese Hackmann, a censire la razza Thai, salvandola dall’estinzione e riconoscendola ufficialmente, nuovamente, nel 1990. Si tratta di gatti molto vivaci che riescono ad adattarsi con facilità ad ogni tipo di abitazione; sono animali molto affettuosi che richiedono tante coccole, in questo molto simili ai Siamesi. Entrambe le razze si affezionano molto ai loro proprietari e hanno una caratteristica comune molto importante: sono dotati di un’estrema fedeltà e senso di protezione verso il loro amico umano.