Secondo nuove indagini scientifiche è emerso che le specie di giraffe presenti sulla Terra sarebbero più di una; a differenza di quanto si era pensato fino ad ora. Una convinzione diffusa infatti riteneva che la razza esistente fosse unica e che da essa dipendessero diverse sottospecie, diffuse in tutta l’Africa; ma indagini genetiche confutano questa teoria. A dimostrarlo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Current Biology e condotto dai ricercatori del Senckenberg Biodiversità e Centro di Ricerca sul Clima, in collaborazione con la Goethe University in Germania.
Quattro specie distinte di giraffe
La ricerca è partita da una prima considerazione secondo la quale alcune sottospecie di giraffe, in natura, non si accoppiavano; gli studiosi lo hanno indicato come un comportamento insolito e da lì sono scaturite le prime analisi sul profilo genetico. Queste analisi hanno dimostrato che non si trattava di sottospecie, ma bensì di specie distinte con un preciso e caratteristico patrimonio genetico. Le razze individuate sono 4 e si distinguono in: Giraffa meridionale, Masai giraffa, Giraffa reticolata e Giraffa settentrionale. A questo punto gli scienziati hanno cercato di individuare da cosa sia derivata questa distinzione.
Come si formano le nuove specie
La ricerca ha spiegato che, affinché nascano nuove specie, è necessario che si interrompa il flusso genetico tra gli individui della stessa popolazione di giraffe. Questi cambiamenti avvengono per diversi motivi, ma la principale causa è, in genere, di natura ambientale; i mutamenti geologi (come la nascita di nuove montagne o deserti), ad esempio, spesso rappresentano delle barriere per alcune specie. Se queste barriere separano la specie per lungo tempo, le popolazioni non si potranno più accoppiare e, private di scambio genetico, daranno inevitabilmente origine a nuove specie. Importante sottolineare che di recente, l’Unione internazionale per la conservazione della natura ha inserito le giraffe nella lista rossa a rischio estinzione. Alla luce di questo il coautore della ricerca, Fennessy, sostiene: “Adesso con quattro specie distinte, si può definire meglio lo stato di conservazione di ognuna di esse e dare il via a maggiori sforzi di tutela delle specie in declino“.