Il giornalista Andrea Scanzi non ha mai nascosto il suo amore per i cani e per la sua Labrador che dopo 14 anni e mezzo ha deciso di salutare con una lunga lettera postata sui social
“E poi è arrivato il momento in cui ci siamo dovuti lasciare, piccola mia”. Inizia così la lunga lettera che il giornalista Andrea Scanzi ha voluto scrivere sul suo profilo Facebook per ricordare la sua amica più grande, il suo vero amore, il suo cane Luna. “Mi hai chiesto di andar via – prosegue – perché non ce la facevi più. Il quadro clinico era ormai un orizzonte a precipizio. Quattordici anni e mezzo son tanti, per un Labrador. Chissà com’è che, lassù, han deciso di farvi vivere così poco. Forse perché voi cani siete pura bellezza, e la bellezza non può durare. Non ce la meritiamo”.
Non ce la faceva più
“Eri stanca, piccola mia Tavi. Non camminavi quasi più e mi guardavi come a dire: ‘Mi fai galoppare altrove, amico mio?’. Volevi che fossi io a farlo e così è stato. Non poteva essere altrimenti: è stato il nostro ultimo atto d’amore. Ti ho guardato sino alla fine, ho pianto fino alla fine e chissà per quanto ancora. Sei stata la prima, nella mia vita, e Dio mio quante battaglie insieme. Quante corse, quante case, quanto spiagge. Ricordi le nostre Langhe, piccola Tavi? Ricordi Alassio, ricordi Punta Ala? Il primo bagno al mare, lo ricordi? La pallina che ci riportavi, la piscina in cui non dovevi buttarti ma lo facevi? Quella tua serietà finto burbera, oltremodo innaturale per un Labrador, quasi che tu fossi un’anima umana di passaggio nel corpo di un cane – lo penso ancora. E poi quelle tue esplosioni di dolcezza”.
Un rapporto unico e speciale
“Ci siamo capiti da subito, io e te. Eri così brava, così educata, così fiera. Lo sei stata anche oggi. Lo sapevi, che stava succedendo. Lo sapevi e mi guardavi. Ed io che provavo a farti forza, però piangevo. Eran commossi pure i veterinari. Abbiamo combattuto e lottato sino alla fine, io e te. Mi hai visto a terra, mi hai visto di nuovo in piedi. Tu, nel dubbio, leccavi. Ci sei stata sempre. Ed io per te. Ho fatto tutto – tutto – quello che ho potuto per regalarti una vita lunga e bellissima. Le operazioni, i traslochi, i giardini tutti per te e tua figlia Zara, che ora mi guarda e scodinzola al mondo mentre piango, con quel suo sguardo da fumetto sempre allegro. Oggi, mentre te ne andavi e mi fissavi, con la barba bianca e gli occhi piccoli piccoli, ho visto questi nostri quattordici anni abbondanti che ci scorrevano davanti. Il matrimonio, le compagne che ti hanno conosciuto. Gli amici. La mia famiglia, che mi ha aiutato le volte in cui non ti ero accanto per via del lavoro. Accidenti, amica mia, quanto fa male vederti andare via. Quanti ricordi che sgorgano fuori, quante ferite che riaffiorano. Quanti sorrisi e istanti che non ci saranno più. Non so se ti ho reso felice, amica mia. So che mi hai reso migliore, o almeno hai fatto di tutto perché ciò avvenisse. Ti voglio bene, amore mio. Corri a perdifiato come sapevi fare. Ci rivedremo, prima o poi, nel lato oscuro della Luna.
(Per un po’ preferisco uscire di scena. Non ho la testa per scrivere: non qui. Non adesso. A presto)”.
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