In Cina sta spopolando la moda dei pandogs, cani del tutto identici ai panda. In realtà non si tratta di una nuova razza, ma di una modificazione cromatica del pelo ottenuta artificialmente attraverso procedimenti chimici.
C’è chi ha sempre desiderato un panda come animale domestico, in Cina, da alcuni anni è possibile realizzare questo sogno semplicemente avendo un cane: il pandog, detto anche cane panda o panda-dog. Si tratta una particolare variante canina, che sta spopolando in Cina, con il pelo bianco a chiazze nere e gli occhi cerchiati. I pandog sono assolutamente identici ai panda nell’aspetto, con l’unica differenza che si tratta di cani. Ma, in realtà, non si tratta di una nuova razza, bensì di una manipolazione dell’uomo, che va ben oltre le modifiche genetiche ottenute attraverso l’incrocio di razze diverse.
Il pandog infatti si ottiene da modfiche apportate al pelo attraverso un processo chimico. I cani più utilizzati per questa pratica sono i chow chow, il cui pelo folto ricorda molto da vicino quello dei panda. Le modifiche cromatiche sono effettuate da personale specializzato e si può ottenere il risultato desiderato su qualsiasi cane in meno di due ore. La colorazione non è permanente, ma dura solo sei settimane e può essere ripetuta.
Ovviamente si tratta dell’ultima trovata alla moda all’ultimo grido che sta fruttando molti proventi al suo ideatore, tale Meng Jiang, originario di Singapore, che si dice molto soddisfatto del suo esperimento, che è stato testato per la prima volta suoi tre chow-chow Tudou, YuMi e Doudou: È geniale vedere i nostri cani diventare così famosi… Attirano davvero l’attenzione – ha dichiarato – I cani hanno molto successo soprattutto tra i genitori che vogliono trascorrere una giornata simpatica con i loro bambini o a degli appassionati che vogliono qualcosa di particolare per festeggiare il loro anniversario o una ricorrenza speciale.
La cosa che lascia perplessi di queste parole è che non si considera che in tal modo si snatura completamente il cane, lo si sottopone a dei trattamenti i cui effetti tossici non sono accertati per il puro diletto dell’uomo e che ciò potrebbe ricadere nei reati di mercificazione della vita e maltrattamento animali.
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