I topi di laboratorio, quelli usati per le sperimentazioni, non sono certo considerati degli animali da compagnia. Sono cavie e il loro destino è segnato alla nascita. Eppure la Lav, la Lega anti vivisezione, è riuscita là dove nessuno era riuscito prima d’ora: ha portato sul banco degli imputati la filiale Sud dell’Istituto Mario Negri di Milano che, secondo l’accusa, nel marzo 2014 in previsione della sua chiusura avrebbe tolto la vita a 750 roditori gasati nel proprio stabulario. La prima udienza, infatti, ha preso il via proprio oggi, martedì 12 gennaio.
L’uccisione dei topini, non finalizzata alla sperimentazione, avrebbe pertanto violato l’articolo 544 bis del Codice penale, che prevede da 4 mesi a 2 anni di reclusione per le soppressioni di animali non necessitate dalla legge sulla vivisezione. Come dicevamo, a ottenere le indagini e il successivo rinvio a giudizio davanti al Tribunale di Lanciano, in provincia di Chieti, è stata proprio la Lav che registrò via telefono l’ammissione del direttore amministrativo del Mario Negri Sud.
“La nostra documentata denuncia – ha sottolineato Gianluca Felicetti, presidente Lav, in un lungo articolo sul sito www.ambiente.tiscali.it – rivela quanto chi sperimenta su animali li consideri effettivamente. Ancora più grave è che questo sia avvenuto in una struttura collegata a uno dei più grandi centri italiani di sperimentazione sugli animali, creata a metà degli anni Ottanta con i soldi dei contribuenti, in piedi per anni solo grazie a contributi pubblici, fra i quali quelli di Regione Abruzzo e Provincia di Chieti, che hanno investito in un vuoto a perdere, come è ormai la vivisezione“.
Ora spetterà al giudice quindi stabilire come sono realmente andati i fatti e, per una volta, forse, anche i topini di laboratorio avranno un po’ di giustizia.
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