La risposta sconcertante ad un quesito di una lettrice, stanca della sua gatta ormai vecchia e, a suo dire, disposta solo a lamentarsi. La rubrica è Dear Prudence, tenuta sullo Slate da Emily Yoffe: consigli in salsa cinica; e a considerare dalla riposta oltre al cinismo c’è anche crudeltà ed egoismo. La lettrice inizia la sua lettera così: “Il mio gatto ha 18 anni e mi tormenta tutta la notte. E’ sorda e senza denti. Quando alle tre del mattino piange perché ha fame, anche se mio marito o i miei figli le danno da mangiare, lei non tocca cibo se non ci sono anch’io”. Le lamentele continuano nel corso della lettera.
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La signora dice di non poter andare in vacanza da anni e che il veterinario, alla sua richiesta di praticarle l’eutanasia, ha risposto con un secco no, la gatta sta bene. In soccorso e solidarietà della lettrice arriva però la giornalista, che risponde così: “Uccidi il gatto. Sei ostaggio delle sue pretese emotive – probabilmente aggravate da demenza senile. Il tuo gatto ha avuto una vita molto lunga. La tua sarà molto più breve se non ricominci a dormire e non ti prendi una vacanza. Certo che il tuo veterinario non vuole farle l’eutanasia: per lui il gatto è una gallina dalle uova d’oro. Ma se la porti al gattile più vicino e spieghi loro che ha 18 anni, è sorda, senza denti e molto malata, vedrai che tireranno fuori l’iniezione fatale“.
Ebbene sì, tra tutte le soluzioni possibili (tra cui proprio volendo affidare la gatta ad un rifugio), la giornalista ha scelto la più cruda e terribile. Perché non sbarazzarci di ciò che non vogliamo più? anche se questa cosa non è un oggetto ma una compagna di vita che ora più che mai ha bisogno di noi? Inutile dire che la risposta ha sollevato un polverone e molte sono state le critiche indignate ma anche le manifestazioni di solidarietà. Ma davvero quando un amico animale diventa vecchio lo dobbiamo abbandonare al suo destino? noi pensiamo di no, anzi.
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