
WWF sotto accusa: il “Guardian” svela il presunto sostegno al commercio di pellicce di orso polare
L’attuale controversia riguardante il WWF, acronimo di World Wildlife Fund, è emersa in seguito a un’inchiesta pubblicata dal “Guardian”, che ha messo in luce le posizioni dell’organizzazione sul commercio delle pellicce di orso polare. Da decenni considerato un leader nella conservazione della natura, il WWF si trova ora al centro di un acceso dibattito sulla coerenza delle sue politiche di protezione delle specie in via di estinzione.
Le rivelazioni dell’inchiesta
L’indagine ha rivelato che il WWF ha sostenuto la mantenimento del commercio internazionale delle pellicce di orso polare, nonostante la specie sia in grave pericolo a causa della crisi climatica. Attualmente, la popolazione globale di orsi polari è stimata tra 21.000 e 30.000 esemplari, minacciati dalla riduzione del ghiaccio marino e dalla difficoltà di accesso alle prede. Mentre il sito web del WWF promuove la salvaguardia di questo animale, l’organizzazione è ora accusata di contribuire alla loro caccia.
Ogni anno, tra 300 e 400 pelli di orso polare vengono esportate, con una domanda significativa proveniente dal mercato cinese. Il valore di una singola pelle può arrivare fino a 60.000 dollari. Il Canada è l’unico paese che consente la caccia commerciale di questi animali, mentre altri paesi, tra cui Stati Uniti, Russia, Groenlandia e Norvegia, hanno introdotto divieti.
Le posizioni del WWF
Dal 2010 al 2013, il WWF ha consigliato ai delegati di non sostenere un divieto totale sul commercio, contribuendo al fallimento delle proposte avanzate dagli Stati Uniti e sostenute dalla Russia. Anche nel 2022, l’organizzazione ha ribadito che il commercio di pellicce di orso polare non rappresenta una minaccia significativa per la popolazione globale. Questa posizione contrasta con le affermazioni riguardanti il cambiamento climatico, riconosciuto come la principale minaccia per la sopravvivenza degli orsi polari.
Il WWF giustifica le sue posizioni affermando che una gestione regolamentata della caccia potrebbe fornire benefici economici alle comunità indigene. Tuttavia, l’inchiesta ha messo in evidenza la contraddizione tra l’uso di immagini di orsi polari per raccogliere fondi e il sostegno al commercio delle loro pelli. Nonostante l’organizzazione affermi di rivedere le proprie posizioni se il commercio dovesse diventare una minaccia maggiore, finora non sono state promosse iniziative concrete per aumentare la protezione dell’orso polare.
Le reazioni e le critiche
In risposta alle accuse, il WWF International ha chiarito che non sostiene il commercio di pellicce di orso polare, sottolineando che la sua posizione si basa su principi scientifici. Hanno ribadito che il vero pericolo per gli orsi polari è il cambiamento climatico, che sta causando la rapida riduzione del loro habitat naturale. Secondo l’organizzazione, il commercio regolamentato non rappresenterebbe una minaccia immediata, e le comunità indigene Inuit devono avere l’opportunità di trarre benefici economici dalle risorse naturali in modo sostenibile.
L’inchiesta ha suscitato critiche da parte di numerose ONG e esperti di conservazione, che sostengono che il WWF stia sottovalutando l’effetto combinato della caccia e della perdita dell’habitat sugli orsi polari. Le critiche si amplificano in un contesto globale in cui è sempre più necessaria un’azione per affrontare la crisi climatica.
Questa controversia non solo solleva interrogativi sulle politiche del WWF, ma alimenta anche un dibattito più ampio sulla responsabilità delle organizzazioni ambientaliste nel bilanciare la conservazione delle specie con le esigenze economiche delle popolazioni locali. Mentre la crisi climatica continua a minacciare gli orsi polari e l’ecosistema artico, la questione su come garantire la loro protezione senza compromettere le comunità locali rimane aperta e complessa.