Recentemente, la questione della protezione del lupo (Canis lupus) in Europa ha suscitato un acceso dibattito, culminato nella decisione della Commissione Europea di ridurre il suo status di protezione. Questa mossa ha portato cinque organizzazioni non governative – Green Impact, Earth, Nagy Tavak, Lndc Animal Protection e One Voice – a presentare un’azione legale presso la Corte di giustizia dell’Unione europea. Le ONG accusano le istituzioni europee di aver ignorato evidenze scientifiche cruciali e di aver violato principi fondamentali di protezione ambientale.
Le associazioni denunciano che la Commissione Europea e i Paesi membri hanno sottovalutato una serie di rapporti di rilevanza internazionale che dimostrano come la popolazione di lupi in Europa sia ancora vulnerabile. Questi dati, provenienti da studi accademici e ricerche scientifiche, non sono stati considerati nel processo decisionale che ha portato a facilitare l’uccisione di lupi da parte degli agricoltori in caso di attacchi agli allevamenti. Tali misure potrebbero minacciare non solo la vita dei lupi, ma anche l’equilibrio ecologico dell’habitat in cui vivono.
Il ricorso presentato dalle ONG si fonda su diversi punti salienti:
Inoltre, i ricorsi richiamano l’attenzione sulla Raccomandazione n. 56 della Convenzione di Berna del 1997, che richiede modifiche basate sulle migliori conoscenze scientifiche disponibili. Ignorare tali linee guida non solo contraddice gli impegni assunti a livello internazionale, ma mina anche la credibilità dell’Unione Europea come custode della biodiversità.
In Italia, la situazione è particolarmente delicata. Secondo il censimento dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) completato nel 2021, si stima che ci siano circa 3.300 lupi nel Paese. Tuttavia, i nuovi protocolli tecnici presentati dall’ISPRA alle amministrazioni regionali preannunciano una possibilità di abbattimento degli esemplari. A partire dal 2025, le Regioni e le Province autonome potranno richiedere abbattimenti in deroga per lupi considerati pericolosi o dopo ripetuti attacchi alle aziende zootecniche, con un massimo di 160 lupi che potrebbero essere uccisi.
Questa prospettiva solleva preoccupazioni non solo tra le associazioni ambientaliste, ma anche tra gli esperti di fauna selvatica e conservazione. Mentre è comprensibile la necessità di proteggere gli interessi degli agricoltori e della zootecnia, è fondamentale trovare un equilibrio tra le esigenze umane e la salvaguardia della biodiversità. La soluzione a lungo termine deve necessariamente includere strategie di gestione sostenibile che riducano i conflitti tra uomini e lupi, piuttosto che ricorrere all’abbattimento.
Le ONG hanno espresso un forte disappunto nei confronti della decisione della Commissione Europea, evidenziando come questa possa rappresentare un pericoloso precedente per altre specie protette. La possibilità di un approccio più permissivo nei confronti della caccia potrebbe, infatti, incoraggiare altri Stati membri a perseguire politiche simili nei confronti di altre specie vulnerabili.
Inoltre, i rappresentanti delle associazioni hanno sottolineato l’importanza del lupo nel mantenimento dell’ecosistema. I lupi svolgono un ruolo cruciale nel controllo delle popolazioni di erbivori, che, se non regolamentate, possono causare danni significativi alla vegetazione e agli habitat naturali. La loro presenza è essenziale per la salute dell’ambiente e, di conseguenza, per la qualità della vita umana.
Le associazioni, quindi, chiedono a gran voce una revisione della decisione e un ripristino del pieno status di protezione del lupo, sostenendo che la conservazione della biodiversità debba essere una priorità condivisa da tutte le nazioni europee. La questione, quindi, non è solo legata alla protezione di una singola specie, ma rappresenta un test per l’impegno dell’Unione Europea nel rispetto delle normative ambientali e nella tutela della biodiversità.
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