Bahundangi, un remoto villaggio situato nel Nepal orientale, al confine con l’India, è diventato un esempio straordinario di come sia possibile convivere pacificamente con la fauna selvatica. In passato, questo villaggio era noto per i conflitti violenti tra gli abitanti e gli elefanti asiatici, animali maestosi che, a causa della perdita del loro habitat naturale, si trovavano costretti a invadere i campi in cerca di cibo. La devastazione dei raccolti e le incursioni notturne degli elefanti avevano trasformato la vita quotidiana in un vero e proprio incubo, portando a morti, feriti e case distrutte. Tuttavia, negli ultimi anni, Bahundangi è riuscito a trasformarsi da un campo di battaglia a un modello di coesistenza pacifica, grazie a un approccio innovativo e a un cambiamento di mentalità che ha coinvolto l’intera comunità.
Il cambiamento è iniziato circa dieci anni fa, quando gli abitanti, stanchi di combattere una guerra persa in partenza, hanno deciso di approcciare la questione da un’altra angolazione. Krishna Bahadur Rasaili, un residente del villaggio, ha dichiarato: “Non temiamo più gli elefanti né siamo arrabbiati con loro. Quando arrivano, restiamo dentro. Se non li disturbiamo, camminano per la loro strada.” Questo cambio di prospettiva ha segnato l’inizio di un processo di coesistenza che ha richiesto ingegno e perseveranza.
Tradizionalmente, gli elefanti vagavano liberamente nelle pianure meridionali del Nepal. Tuttavia, l’urbanizzazione e la deforestazione hanno ridotto drasticamente il loro habitat, costringendoli a entrare nei villaggi in cerca di cibo. Tra il 2012 e il 2022, Bahundangi ha registrato in media 20 decessi di elefanti all’anno e gravi incidenti mortali per gli abitanti. Il 2010 è stato particolarmente drammatico, con quasi 100 case distrutte e tre vittime umane.
Le principali iniziative avviate per affrontare la situazione includono:
A completare questo quadro di successo, è stata creata una squadra di risposta rapida (RRT) composta da volontari. Questi volontari sono stati formati per allontanare gli elefanti in sicurezza dalle aree abitate, soprattutto durante la stagione del raccolto. Sadesh Paudel, un giovane di 26 anni che osserva gli elefanti, ha spiegato: “Quando arrivano gli elefanti, solo i volontari RRT pattugliano la zona.”
Grazie a questi sforzi concertati, l’ultimo attacco mortale di un elefante a Bahundangi risale al 2015. Da allora, non si sono registrati ulteriori decessi. La storia di Bahundangi è un esempio luminoso di come la coesistenza tra esseri umani e fauna selvatica possa essere realizzata, anche in contesti complessi e difficili. Questo modello di successo potrebbe essere replicato in altre aree del Nepal e del mondo, dove il conflitto tra uomo ed elefante continua a rappresentare una sfida significativa.
Il caso di Bahundangi ci invita a riflettere sull’importanza di un approccio globale e integrato nella gestione della fauna selvatica, riconoscendo il valore della biodiversità e il diritto degli animali a coesistere pacificamente con le comunità umane. La strada verso una vera coesistenza richiede impegno, innovazione e, soprattutto, una nuova visione dell’umanità nei confronti della natura.
Il grattacielo Pirelli, conosciuto anche come Pirellone, rappresenta non solo un simbolo della skyline milanese,…
Osservare il proprio cane mentre batte i denti può suscitare preoccupazione nei proprietari. Questo comportamento,…
L’oceano, con le sue acque misteriose e profonde, continua a sorprendere e incantare l'umanità. Ogni…
Chi possiede un cane sa bene quanto sia fondamentale capire il suo linguaggio del corpo.…
I delfini del Rio delle Amazzoni, noti anche come botos (Inia geoffrensis), sono famosi per…
Nei paesaggi vari e spesso selvaggi del Nord America, un fenomeno sorprendente sta catturando l’attenzione…