La stagione venatoria 2023/24 si conclude oggi, 30 gennaio 2024, per la maggior parte delle specie cacciabili in Italia. Tuttavia, la cessazione dell’attività venatoria non segna la fine delle preoccupazioni legate alla caccia, un tema che continua a suscitare dibattiti accesi e tensioni tra appassionati, ambientalisti e istituzioni. Nonostante la chiusura della stagione, il rischio per la biodiversità italiana rimane elevato, principalmente a causa di un rispetto insufficiente delle leggi e delle normative vigenti.
Durante il periodo primaverile ed estivo, in alcune regioni italiane, la caccia di selezione a cervi, daini, caprioli e camosci potrà proseguire, alimentando ulteriori preoccupazioni tra i gruppi ambientalisti. Questi animali, pur essendo cacciabili in determinate condizioni, sono parte integrante di un ecosistema fragile e minacciato. Con oltre 450mila cacciatori italiani, il potenziale rischio per la fauna selvatica è significativo. Le segnalazioni di violazioni delle normative, come il mancato rispetto delle distanze di sicurezza da strade e abitazioni, e l’uso di richiami elettroacustici vietati, rappresentano una grave minaccia.
Numerose organizzazioni, tra cui LIPU-BirdLife Italia, hanno sollevato la questione dell’irregolarità nella caccia, evidenziando un preoccupante trend di violazione delle regole. Le infrazioni non riguardano solo pratiche vietate, ma si estendono anche a periodi di caccia non consentiti per specie protette come tordi, cesene e uccelli acquatici. Nonostante le sentenze del TAR che hanno dichiarato illegittimi alcuni calendari venatori regionali, non sempre le indicazioni sono state seguite. Questo ha portato a una maggiore protezione per alcune specie, ma ha anche messo in luce la necessità di un controllo più rigoroso.
Il Piano di Azione per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici, varato nel 2017 dalla Conferenza Stato-Regioni, è rimasto in gran parte inattuato. Le misure specifiche per monitorare e reprimere le violazioni legate alla caccia e alla protezione della fauna selvatica non sono state applicate efficacemente a causa della diminuzione del personale pubblico di vigilanza. Questa situazione ha creato un vuoto normativo, permettendo il perdurare di comportamenti scorretti da parte di alcuni cacciatori.
A febbraio 2024, l’Italia è stata messa in mora dalla Commissione Europea per il mancato rispetto della Direttiva “Uccelli” e del regolamento REACH, che vieta l’uso di cartucce al piombo nelle zone umide. Questo richiamo delle autorità europee sottolinea l’urgenza di intraprendere azioni concrete per tutelare la biodiversità.
Le regioni come Marche, Veneto, Campania, Umbria, Lombardia, Basilicata, Calabria, Sardegna, Abruzzo e Piemonte hanno visto calendari venatori parzialmente illegittimi, a seguito di ordinanze o sentenze di merito. Queste decisioni hanno aperto la strada a una maggiore protezione per alcune specie, ma non sono riuscite a fermare completamente l’irregolarità nella caccia. Gli incidenti, talvolta fatali, mettono in evidenza la necessità di un ripensamento delle pratiche venatorie e della sicurezza.
L’anno scorso, la mancanza di attenzione e di rispetto delle regole ha portato a incidenti mortali legati alla caccia, scosso l’opinione pubblica. La comunità dei cacciatori è chiamata a riflettere su queste tematiche e a promuovere un approccio più responsabile e rispettoso della fauna selvatica. Nonostante le critiche e le difficoltà, la caccia continua a esercitare un fascino per molti italiani, che vedono in questa pratica una tradizione e un modo di vivere.
È fondamentale che i cacciatori diventino i primi sostenitori del rispetto delle leggi e della salvaguardia dell’ambiente, affinché la caccia possa essere praticata in modo sostenibile e responsabile. In questo contesto, la sensibilizzazione e l’educazione ambientale rivestono un ruolo cruciale, per promuovere una cultura della caccia che sia in armonia con il rispetto della natura e delle normative vigenti.
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