Aviaria da uomo a uomo: un caso preoccupante in Missouri apre un buco nero sul contagio da questa brutta malattia
La crisi di aviaria negli Stati Uniti sembra accelerare con la segnalazione di un primo caso umano di influenza aviaria A (H5) senza precedenti contatti con animali malati. Questo evento, annunciato dal CDC e riportato dalla CNN, segna una potenziale svolta nella trasmissione del virus, sollevando preoccupazioni tra gli esperti sanitari.
Negli Stati Uniti si sono verificati 14 casi umani dell’H5N1 fino ad ora nel 2024; tutti i casi precedenti erano legati a persone che lavoravano in allevamenti intensivi. L’emergere della variante attuale segue una mutazione virale significativa rispetto alle epidemie passate nei polli nel Sud est asiatico nel 2003.
Per il momento il rischio diretto per l’uomo rimane basso fuori dagli ambienti degli allevamenti intensivi. Tuttavia, se dovesse verificarsi una mutazione genica capace di facilitare la trasmissione tra esseri umani come accaduto con altri virus in passato (esempio H1N1), le implicazioni potrebbero essere gravi e portare a un aumento della patogenicità e della diffusione del virus.
Di fronte alla crescente preoccupazione per un possibile scenario pandemico legato all’H5N1, alcuni infettivologi americani hanno proposto su riviste specializzate come il Journal of American Medical Association misure preventive quali la vaccinazione volontaria dei gruppi a rischio.
L’FDA ha già approvato tre vaccini contro H5N1 e uno contro H5N8 che sembra efficace anche contro le varianti attuali. Gli esperti enfatizzano l’importanza della preparazione preventiva prima che sia troppo tardi.
Matteo Bassetti, direttore delle Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova, ha espresso preoccupazione per il caso registrato in Missouri. Secondo lui, l’assenza di contatto diretto con animali malati suggerisce che potremmo essere vicini alla trasmissione da uomo a uomo dell’influenza aviaria. Questa eventualità rappresenterebbe una minaccia globale che richiederebbe una risposta coordinata.
Massimo Ciccozzi, ordinario di Epidemiologia al Campus Biomedico di Roma, ha offerto una prospettiva più cauta. Sottolinea che non ci sono ancora prove scientifiche sufficienti per confermare la trasmissione interumana del virus H5N1 basandosi sul solo caso del Missouri. Tuttavia, concorda sulla necessità di monitorare attentamente la situazione per evitare possibili complicazioni.
Nonostante la persona contagiata abbia dichiarato l’assenza di contatti diretti con animali infetti, Ciccozzi rimane scettico e suggerisce altre possibili vie d’infezione indirette. La sequenza genetica del virus è ancora oggetto d’analisi per determinarne la patogenicità e comprendere meglio il rischio rappresentato per l’uomo.
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