Troppo spesso chi commette reati contro gli animali non fa nemmeno un giorno di carcere. Perchè accade questo?
Le notizie di crimini perpetrati nei confronti degli animali giungono di frequente: casi di crudeltà e di ferocia da parte di esseri umani che sembra proprio abbiano smarrito ogni senso di umanità. Maltrattamenti, violenze, abbandoni fino ad arrivare all’uccisione di animali che avvengono per i motivi più abietti. Il codice penale prevede delle pene che arrivano fino alla reclusione, ma di fatto troppo spesso per non dire quasi sempre chi commette reati di questo genere non finisce in carcere.
Quali sono le motivazioni o le cause che consentono che coloro che sono a tutti gli effetti dei criminali, a volte anche molto spietati, riescano a non scontare una pena congrua e adeguata? Si potrebbe dire certamente che le pene previste dalle leggi per sanzionare questo tipo di reati sono fin troppo blande, ma non è solo questa la ragione.
In realtà negli ultimi 30 anni l’ordinamento giuridico italiano ha inasprito le pene per chi maltratta, abbandona e uccide gli animali. Se prima l’uccisione di un animale domestico non era contemplata come crimine a sé stante, ma solo come aggravante di un maltrattamento, adesso non è più così.
Nell’attuale ordinamento i reati contro gli animali imputabili sono: maltrattamento, abbandono e uccisione. Secondo l’art. 544 bis del Codice penale, il delitto di uccisione di animale prevede la pena da 4 mesi a 2 anni di reclusione. Stando all’art. 544 ter, il delitto di maltrattamento di animali la pena sarebbe da 3 a 18 mesi di reclusione e una sanzione che va da 5.000 a 30.000 euro. L’abbandono di animali rientra nell’art. 727 del Codice penale e consentirebbe la reclusione fino ad 1 anno o una multa da 1.000 a 10.000 euro.
Nonostante queste misure significativamente più aspre rispetto al passato, neanche queste nella realtà dei fatti vengono applicate. Il motivo consiste nell’esistenza all’interno del nostro ordinamento giuridico di due istituti che funzionano come una sorta di scappatoia. Si tratta della “messa alla prova” e della “sospensione condizionale della pena”.
Queste condizioni consentono a chi ha commesso reati contro animali di non scontare neanche un giorno di carcere. Gli animali sono esseri viventi, ma purtroppo non sono ancora considerati così preziosi da meritare una giustizia che appaia più giusta e vera.
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