Tutti noi conosciamo Moby Dick, il capolavoro di Herman Melville, ma cosa c’è di vero dietro la sua storia? Proviamo a capirci di più.
Da quando Herman Melville pubblicò il suo celebre romanzo “Moby Dick” nel 1851, il mistero attorno quanto possa esserci di vero è sempre stato al centro di numerose discussioni e lo è tuttora.
Considerato il gioiello della letteratura americana, il romanzo racconta le vicissitudini della baleniera Pequod alle prese con l’inseguimento della mostruoso capodoglio. Ma cosa c’è di vero dietro la storia che ha ispirato Melville? Scopriamolo.
La tragica storia dell’Essex, una nave affondata nel 1820 da una balena gigante, lunga più di 26 metri, è un evento realmente accaduto e che viene magnificamente raccontato nel film del 2015 “Health of the Sea – Le origini di Moby Dick”, di Ron Howard. In particolare, Owen Chase e Thomas Nickerson, due dei sopravvissuti dopo oltre 80 giorni in mare, raccontarono una storia di fame, disidratazione e disperazione.
Herman Melville pare si sia ispirato a questa vicenda incredibile, dando luce ad uno dei più famosi e letti capolavori di tutti i tempi.
Il titolo stesso del romanzo pare derivi proprio da una balena chiamata Mocha Dick, avvistata per la prima volta nel XIX secolo: un enorme capodoglio, descritto come un gigante bianco, che divenne subito leggenda per aver ucciso ben 30 uomini prima di essere catturato nel 1838.
I capodogli, creature marine con il cervello più grande del pianeta, posseggono una memoria complessa e sono in grado di stabilire delle relazioni “familiari”. In particolare, Lindy Weilgart, ricercatore presso la Dalhousie University, evidenzia la loro capacità di ricordare episodi per loro traumatici, fattore che in effetti potrebbe spiegare la potenziale aggressività di un capodoglio.
Detto questo, nonostante si tratti di animali intelligenti e coscienti, è da escludere che possano agire per vendetta, così come ci è stato raccontato nella mitica storia di Melville.
Infatti, la vicenda dell’affondamento dell’Essex parlerebbe di un misterioso ritorno della balena per colpire deliberatamene la nave una seconda volta, un comportamento insolito e che alimenterebbe la speculazione secondo la quale le balene possano provare emozioni complesse come, appunto, la vendetta.
Insomma, la storia di Herman Melville, sebbene ispirata ad eventi realmente accaduti, sembra sia destinata a conservare ancora per molto tempo il fascino del mistero che avvolge la sete di vendetta della famigerata balena bianca. Non sapremo mai se Moby Dick, la notte del 20 novembre 1820, attaccò di proposito la Essex, ma una cosa è certa: il suo mito, senza dubbio, vivrà per sempre.
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