Gli animali, compresi i nostri amati cani, nascondono un sorprendente senso del tempo. Com’è stato dimostrato?
Una ricerca innovativa condotta su topi, attraverso l’uso della realtà virtuale, ha smentito l’antico mito che voleva gli animali ignari del trascorrere dei minuti. La straordinaria capacità degli animali di percepire il tempo ha messo fine al mito del nostro fido amico a quattro zampe che non controlla il passare dei minuti.
Questa incredibile scoperta scaturisce da uno studio condotto dalla prestigiosa Northwestern University, che ha abbracciato la tecnologia della realtà virtuale per penetrare nel cuore di questa sorprendente informazione. Immaginatevi, per un momento, topi immersi in un mondo virtuale, afferrando il concetto di tempo in modi che mai avremmo potuto immaginare. Gli esperti si sono posti la domanda cruciale: possono gli animali misurare il tempo quando sono immersi in attività pianificate a intervalli regolari?
La risposta è giunta attraverso un innovativo esperimento chiamato il “fermaporta”. In parole povere, i ricercatori hanno piazzato un topo su un tapis roulant inserito in un mondo virtuale, dove l’animale ha imparato l’arte di correre lungo un corridoio per raggiungere una porta che si apriva dopo sei secondi, consentendogli di continuare il suo cammino verso una ricompensa. Dopo sessioni di addestramento che hanno consentito al topo di apprendere la routine, gli scienziati hanno creato un nuovo scenario in cui la porta era invisibile ma comunque riconoscibile al tatto.
I risultati hanno dimostrato che, nonostante la mancanza fisica della porta virtuale, il topo si fermava pazientemente, aspettando sei secondi prima di procedere alla conquista della sua ricompensa. Ma le meraviglie non finiscono qui.
I ricercatori hanno scrutato l’attività cerebrale di questi topi pionieri, rivelando che, di fronte alla porta invisibile, le cellule cerebrali coinvolte nella codifica dello spazio si sono silenziate, mentre altre, precedentemente inattive, hanno improvvisamente preso vita, dedicandosi alla codifica del tempo di attesa.
L’impatto di questa scoperta va ben oltre il mondo degli animali e si estende alla ricerca sull’Alzheimer. Questa nuova intuizione potrebbe aprirci la strada verso una diagnosi più precoce e una maggiore comprensione delle complesse sfide legate alla suddetta malattia. Così, ecco che il mondo animale ci insegna ancora una volta qualcosa di sorprendente, trasformando il modo in cui vediamo il tempo e la mente.
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