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Educare il gatto richiede attenzione, se lo sgridi potresti pentirtene amaramente!

L’educazione degli animali domestici è la base per una pacifica convivenza, ma occhio a ciò che fai se riguarda il tuo gatto!

come educare un gatto (canva)-velvetpets.it

La natura ribelle e al tempo stesso dolce dei felini di casa è forse uno dei fattori che maggiormente ha affascinato l’uomo fin da sempre e che ci spinge spesso a scegliere questo animale come compagno. La convivenza con un gatto troppo ribelle, tuttavia, può mettere a dura prova la nostra pazienza ma anche in questo caso bisognerà fare attenzione a mantenere la calma se si vuole ottenere un buon risultato.

Queste creature sono infatti solo in apparenza indifferenti ai nostri rimproveri ed il modo in cui reagiscono a questi può essere davvero bizzarro. Il nostro intento quando tentiamo di educare il micio di casa dovrebbe essere quello di favorire la convivenza ma non di spegnere la vivacità innata di questi animali, per farlo bisognerà dunque indirizzarla altrove utilizzando diversi metodi efficaci.

Non sgridare il micio, il rinforzo positivo  è l’unica strategia vincente nell’educare il tuo gatto

sgridare il gatto (canva)-velvetpets.it

Intervenire per correggere alcuni comportamenti fastidiosi dei nostri mici di casa è doveroso per far sì che questi non degenerino fino a rendere difficile la nostra convivenza con loro. Quando si decide di intervenire, tuttavia, bisogna tenere a mente diversi fattori e non farsi prendere dalle emozioni.

Rimproverare un gatto per qualcosa che è stato fatto in precedenza, ad esempio, non è solo inutile ma può essere addirittura controproducente. Punirlo deciso può sortire i suoi effetti ma solo se fatto al momento giusto, proprio mentre il tuo gatto sta compiendo il misfatto. L’approccio retroattivo non è dunque efficiente e non lo è nemmeno dedicarsi a lunghi sproloqui.

Quando si vuole sgridare il proprio micio una parola secca e pronunciata con tono forte e deciso è la soluzione migliore, ancor più funzionale se accompagnata da un gesto deciso. Pronunciare un secco no, alzando magari l’indice in maniera decisa, può servire a far capire la lezione al vostro gatto e a dissuaderlo dal compiere ancora il gesto bandito. Anche un suono non verbale può essere un approccio corretto, uno schiocco di dita o un battito di mani improvviso, ad esempio, possono avere lo stesso effetto del no e creare un’associazione mentale nel gatto tra il suono ed il divieto.

I nostri gatti sono testardi, questa è una caratteristica comune un po’ a tutti e di questo dovremo prenderne atto. Cambiare approccio non vedendo i risultati, quindi, non è la scelta giusta. Per educare un gatto serve tempo e cambiare approccio quando la gridiamo creerà solo confusione e limiterà gli effetti del nostro rimprovero. La coerenza è quindi la chiave e per restare coerenti bisogna anche non cedere alla tentazione di cadere alle fusa di un micio rimproverato che vuole farsi perdonare.

riprendere il gatto modo giusto (canva)-velvetpets.it

Dopo aver sgridato il nostro gatto è assolutamente vietato lasciarsi andare a carezze o altro nei suoi confronti, ciò che dovremo fare, invece, è mantenere il punto per circa 10 minuti. Questa pausa darà modo al gatto di “riflettere” su quanto accaduto e sul perché del vostro comportamento, i gatti riescono a percepire benissimo il disappunto del loro padrone e anche se spesso non sembra, ci tengono a mantenere un buon rapporto con lui.

Ricorrere alla violenza è invece assolutamente vietato, nel correggere i comportamenti indesiderati questo mezzo è totalmente inutile mentre lo è il rinforzo positivo, ovvero il premiare i comportamenti corretti più che punire quelli sbagliati, questo sistema è in assoluto il più efficace e renderà l’apprendimento molto più veloce. Ricordate che la pazienza è un obbligo quando si ha a che fare con un gatto e fondamentale sarà anche costruire un buon legame con lui per far sì che ci ubbidisca. Usare violenza minerebbe questo legame e renderebbe ancor più difficile guidare il nostro micio verso comportamenti corretti.

Claudia C.

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