I gatti rappresentano una specie indipendente che non può essere vincolata alle quattro mura domestiche. I vicini si possono lamentare?
Scegliere di adottare un gatto significa fondamentalmente inserire entro le mura domestiche un vero e proprio coinquilino: una creatura che manifesta la completa libertà di azione, tanto da muoversi liberamente in quello che considera il suo territorio. Cosa comporta questo?
Contrariamente ad esempio ai cani, che si trovano a dimostrare sempre assoluta vicinanza e dipendenza dal padrone, i gatti preferiscono esplorare l’area in prossimità dell’abitazione autonomamente. I condomini dunque si riempiono di esemplari che circolano liberi e che spesso ostacolano la serenità dei residenti più esigenti.
Partono quindi le segnalazioni e le richieste da parte dei vicini di isolare opportunamente l’animale. Si tratta tuttavia di un richiamo che non otterrà mai risposta positiva, in quanto – secondo la legge italiana – non è possibile costringere un padrone ad “imprigionare” il proprio gatto in casa.
Vengono infatti considerate delle specie libere e indipendenti, tanto da non poter essere toccati con un dito neanche laddove producano una vera e propria colonia in prossimità dei luoghi pubblici.
I gatti sono creature libere: lo stabilisce la legge nazionale
La legge italiana esprime chiaramente quale deve essere l’atteggiamento dei residenti nei confronti dei gatti “liberi”, ovverosia tutte quelle specie che vivono autonomamente e indipendentemente da qualsiasi padrone.
Secondo le norme nazionali, non è possibile maltrattare suddetti animali e soprattutto vincolarli entro gabbie o tra le mura domestiche. Il personale veterinario può semplicemente sterilizzare il gatto, in modo che non si riproduca fino a creare una colonia ingestibile dagli operatori di sicurezza pubblica. Dopodiché, l’esemplare deve essere opportunamente reinserito nel gruppo.
L’unica eccezione riguarda gli animali malati: laddove un gatto venga considerato pericoloso per l’uomo oppure per gli altri animali, può essere soppresso. Si tratta tuttavia di una norma che si riferisce esclusivamente ai randagi, in quanto – in presenza di un eventuale padrone – solo il proprietario può decidere del suo destino.
Per quanto riguarda il suolo condominiale (a meno che nel contratto non sussista la clausola che vieta il possesso di animali domestici), il gatto può essere libero di circolare autonomamente nel giardino, così come in prossimità del proprio balcone. Inoltre, laddove dei gatti randagi dovessero formare una colonia su territorio privato, non possono essere eliminati in nessun modo.
Il residente dovrà contattare l’ente statale di riferimento, in modo che personale competente si occupi personalmente della specie protetta. Qualsiasi richiesta di soppressione o maltrattamento del felino risulta dunque inutile e fondamentalmente illegittima.