Nasce il primo centro di ricerca italiano sulla biodiversità, presentato proprio nella Giornata Mondiale ad essa dedicata e in seno al centesimo anniversario del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).
Dal 2022 la Costituzione italiana ha inserito due importanti modifiche che riguardano la tutela dell’ambiente. Nello specifico, l’Art. 9, nella sua nuova formulazione, recita che lo Stato: “Promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali“. L’Art. 22, inoltre, ribadisce la libertà dell’iniziativa economica privata. Ma spiega che essa non si può svolgere in contrasto con “l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente“.
L’importanza di tutelare la biodiversità
Un percorso molto importante intrapreso dallo Stato italiano in cui l’ambiente e la biodiversità sono inserite tra le priorità da tutelare. Ed in questo clima, lo scorso 22 maggio in occasione della Giornata Mondiale della Biodiversità, nasce il primo centro di ricerca italiano sulla biodiversità. Si chiama National Biodiversity Future Center (Nbfc), presentato in occasione anche delle celebrazioni per il centenario del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), che sarà appunto coordinatore del Nfbc. Del resto, l’Italia ospita una diversità biologica tra le più importanti di tutta l’Europa. A tal proposito parlare di tutela della biodiversità risulta più che fondamentale.
Secondo i dati dell’Ispra, infatti, nel nostro Paese si trovano 60mila specie animali, 10mila piante vascolari e oltre 130 ecosistemi. Il Nfbc è stato istituito e finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) ed ha proprio questo scopo. Ponendosi, inoltre, come uno dei cinque centri nazionali dedicati alla ricerca di frontiera. Promosso da Cnr, è sostenuto anche da 49 diversi partner tra cui università, fondazioni, imprese e altri centri di ricerca. La sua sede centrale sarà a Palermo. Come scrive Wired, Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr, spiega che il centro di ricerca per la biodiversità nasce per monitorare, ma anche preservare e ripristinare gli ecosistemi.
Un centro di ricerca ‘open access’
Rendere la biodiversità un elemento centrale su cui basare lo sviluppo sostenibile, questo un altro scopo dell’Nfbc. Nell’ottica del raggiungimento anche dei traguardi espressi dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Si apprende, ancora, che il centro sarà strutturato secondo il modello Hub & Spoke, ovvero una serie di ‘raggi’ che fanno capo ad un ‘perno’ centrale. Questi ‘raggi’ sono otto e si declinano in azioni di mappatura e monitoraggio per preservare la biodiversità e il funzionamento dei sistemi marini. A cui segue lo studio di soluzioni per invertire la perdita di biodiversità marina e gestire le risorse marine in maniera sostenibile. Il terzo ‘raggio’ fa riferimento alla valutazione e al monitoraggio della biodiversità terrestre e d’acqua dolce e la sua evoluzione.
Il quarto aspetto si propone di studiare le funzioni dell’ecosistema terrestre, i servizi e le soluzioni. Segue lo studio della biodiversità urbana e ancora la relazione tra biodiversità e benessere umano. Il settimo ‘raggio’ è relativo alla comunicazione, all’educazione, all’impatto sociale e ai musei naturalistici. Infine ultimo aspetto quello legato all’innovazione e allo sviluppo di tecnologie apposite. Inoltre, sarà istituito anche il Biodiversity Science Gateway. Quest’ultima una grande infrastruttura virtuale che si appoggerà ad alcune sedi fisiche in Italia e alla nave oceanografica Gaia Blu del Cnr. Questa infrastruttura virtuale avrà lo scopo di ‘costruire un ponte’ tra ricerca, società e imprese. Per attuare tale progetto sarà istituito un portale che raccoglierà e renderà disponibili tutti i dati scientifici dell’Nbfc in open access.