Scoperti nuovi casi di influenza aviaria che lanciano inevitabilmente lo stato di emergenza sanitaria. Ad essere colpiti sono i volatili di uno dei paesi tra i più grandi esportatori mondiali di carne di pollo.
In Brasile scatta l’emergenza sanitaria a causa di nuovi e riscontrati casi di aviaria. Il paese è tra i più grandi esportatori di carne di pollo nel mondo e questo fa notevolmente amplificare l’allarme. Le autorità dello Stato Sudamericano avrebbero dichiarato l’emergenza dopo aver registrato diversi casi tra gli uccelli selvatici nel paese. L’obiettivo è quello di evitare che la malattia si diffonda e che il virus, letale e pericoloso per molte specie uomo compreso, possa limitare al minimo i contagi.
Come rivela Reuters, la misura, che rimarrà in vigore per i prossimi 180 giorni, comprende anche il prolungamento del divieto già in vigore di fiere ed esposizioni di pollame. Nonostante l’attuale epidemia di aviaria stia colpendo soprattutto gli uccelli selvatici, negli ultimi mesi la variante del virus H5N1 (più letale delle altre varianti) è stata riscontrata persino nei mammiferi. Ad essere colpiti, ad esempio, nel mese di ottobre 2022 in Spagna, anche diversi visoni americani di un allevamento. Come specifica Wired, anche se il virus non ha ancora acquisito la capacità di contagiare l’essere umano, l’allerta non può che restare alta.
Infatti, è necessario sottolineare che la trasmissione del virus all’interno dell’allevamento, da animale ad animale, è già avvenuta. E ciò potrebbe rappresentare un rischio più elevato di un vero e proprio salto di specie: ovvero dagli uccelli ai mammiferi, fino all’essere umano. Impossibile non affermare che quella degli ultimi mesi si stia rivelando come la peggiore epidemia di influenza aviaria che, oltre a contagiare uccelli sia selvatici che di allevamento, è arrivata anche ai mammiferi (per esempio anche agli orsi). Gli esperti sono preoccupati di un fattore che non possiamo ritenere rilevante, senza comunque fare allarmismo. Ossia che le infezioni di H5N1 nell’essere umano, sebbene occasionali e sempre legate al contatto con animali infetti (quindi mai dalla trasmissione uomo a uomo), sembrano avere un elevata letalità.
Wired spiega, nello specifico, che tra il gennaio del 2003 e novembre del 2022, si sono registrati 457 decessi tra le persone su più di 800 casi. Questo significa che l’aviaria potrebbe essere letale su circa il 50% delle persone. Tuttavia, la valutazione del rischio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per l’uomo rimane bassa. L’ente tiene comunque a dare delle precisioni e degli avvertimenti.
Infatti, dopo il decesso di una paziente lo scorso marzo, che presentava comunque patologie pregresse, l’Oms avrebbe dichiarato: “Sulla base delle informazioni disponibili sembra che questo virus non abbia la capacità di diffondersi facilmente da persona a persona. E quindi il rischio di diffusione tra gli esseri umani a livello nazionale, regionale e internazionale è considerato basso. Tuttavia – aggiungeva l’Oms – a causa della natura in costante evoluzione dei virus influenzali, sottolineiamo l’importanza di una sorveglianza globale per rilevare i cambiamenti virologici, epidemiologici e clinici associati ai virus influenzali circolanti che possono avere un impatto sulla salute umana (o animale)“.
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