Per tracciare balene, delfini, capodogli e altri cetacei, gli esperti si servono di radiotrasmettitori applicati sugli animali stessi. Un gruppo di scienziati ha, adesso, sperimentato un nuovo sistema per continuare a tracciare gli spostamenti dei ‘giganti’ marini senza però stressarli.
Un gruppo di ricercatori ha sperimentato un modo per tracciare i cetacei senza provocare ulteriori stress sugli animali con trasmettitori che quest’ultimi devono trasportare su sé stessi. Infatti, i radiotrasmettitori che servono a monitorare gli spostamenti delle balene, dei capodogli, dei delfini e degli altri cetacei potrebbero procurargli non pochi disturbi. Ora arriva una soluzione. Alcuni scienziati avrebbero sperimentato, infatti, l’uso di particolari droni per procurare meno fastidio possibile agli animali.
I cetacei, ovvero balene, delfini, capodogli e altre specie marine, sono creature che per certi versi si trovano a rischio a causa di diverse minacce. Anche per questo motivo gli esperti tentano di monitorare diverse popolazioni, in modo da studiare i loro spostamenti o eventuali problematiche e caratteristiche particolari che possano interessare questi animali. Trovandosi in mare, però, l’unico modo per poter tracciare questi animali è servirsi di GPS, immagini satellitari e altri sistemi di tracciamento. Tuttavia, anche se per una buona causa, questi metodi prevedono un contatto diretto con l’animale. Infatti, l’unico modo per poter applicare un GPS su una balena è avvicinarla e piazzarle lo strumento addosso.
A tal proposito, per ridurre lo stress che questo avvicinamento può comportare agli animali, un gruppo di biologi marini statunitensi e messicani hanno sperimentato un nuovo metodo non invasivo per geolocalizzare i cetacei. Questo prevede, per l’appunto, l’uso di droni. I risultati dell’esperimento derivato da questa ‘invenzione’ sono stati pubblicati su Royal Society Open Science. Fino ad ora, per applicare un tag sui cetacei bisognava entrare nel loro territorio con delle imbarcazioni e avvicinarsi all’animale a bordo di una barchetta più piccola. Il ricercatore, attraverso un lungo palo, applicava la ventosa con il tag sul corpo dell’animale. In questo modo i cetacei sono stressati dalla presenza degli umani e questo potrebbe portarli, persino, a cambiare il loro comportamento.
Come conseguenza, questo, potrebbe falsare anche i risultati degli studi. La nuova soluzione che si serve dei droni, invece, non prevede che gli studiosi si avvicinino fisicamente agli animali. Ma sarà il drone ad essere spedito alla ricerca dei cetacei. In particolare questi droni sono dotati di un sistema pneumatico che permette ai tag GPS di essere applicati (‘sparati’) ad una distanza di sicurezza. Avendo dimensioni molto ridotte, inoltre, i cetacei non si accorgeranno neanche di avere un tag addosso. Il primo esperimento ha previsto il lancio di 29 droni verso 29 balene. I lanci con esito positivo sono stati ben 21. Un risultato che, certamente, si può definire positivo. Inoltre, questo metodo, non solo permette di mantenere la distanza di sicurezza, ma anche di risparmiare tempo. Ma soprattutto tutela il benessere di animali, già fortemente stressati da altre circostanze, che non si sono accorti neanche della presenza dei droni.
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