Un caso che merita molta delicatezza quello del giovane Andrea Papi, il runner ucciso da un orso tra i boschi di Trento. La famiglia del ragazzo ha deciso di denunciare la Provincia autonoma di Trento e lo Stato per aver reintrodotto gli orsi in Trentino. Una tragedia annunciata per i parenti della vittima. Ma per gli animalisti a preoccupare sono, oggi, anche le sorti dell’animale e di tutti i suoi simili.
Una vera tragedia ha toccato i sentieri di Caldes in Val di Sole. Il giovane Andrea Papi, runner di 26 anni, è morto dopo una colluttazione con un orso. Il ragazzo era solito allenarsi in quelle aree, ma l’incontro con uno dei plantigradi che, oggi, popola quei boschi è stato per lui fatale. La sua famiglia ha annunciato l’intenzione di denunciare la Provincia autonoma di Trento e lo Stato per aver reintrodotto gli orsi in Trentino. Questo quanto riportato da T quotidiano. I parenti della vittima, infatti, sembrerebbero muovere accuse rispetto al fatto che la tragedia fosse praticamente annunciata. Gli orsi sarebbero stati reintrodotti in Trentino senza, pare, un referendum che consultasse i cittadini locali. Il Presidente Maurizio Fugatti, intanto, ha firmato l’ordinanza per l’abbattimento dell’orso.
Il Presidente della Provincia autonoma di Trento avrebbe stabilito di intensificare le misure di monitoraggio dell’area in cui si è verificata la tragedia. Le analisi di laboratorio sui reperti, inoltre, permetteranno di identificare il codice dell’orso. Tutti gli orsi, eventualmente catturati, saranno tenuti quindi in custodia fino alle analisi genetiche per riconoscere l’orso in questione. A questa ordinanza, seguiranno altre tre ordinanze per altri orsi ritenuti “problematici“: MJ5, JJ4 e M62. Per procedere servirà il parere di Ispra che comunque sembra non essere vincolante. Seppur con tutto il rispetto che merita la vicenda e la vittima, come sottolineano anche gli animalisti, si è trattato del primo caso in Italia in cui un orso abbia aggredito mortalmente un essere umano.
Tuttavia, sembra che in diversi contesti la popolazione locale aveva fatto delle segnalazioni per la presenza degli orsi. Ora, il Presidente Fugatti pare abbia esplicitamente dichiarato che la priorità non può essere più solo il benessere degli animali. In Trentino gli orsi avrebbero raggiunto i circa 100 esemplari. La loro reintegrazione è successiva ad un progetto che dal 1999 al 2002 aveva rilasciato 10 esemplari provenienti dalla Slovenia. Ovviamente, l’operazione era seguita ad accurate indagini che avevano stabilito l’idoneità dei boschi trentini di poter ospitare una popolazione di orsi. Ma, ad oggi, per il Presidente Fugatti il numero di plantigradi sarebbero più del doppio di quelli ipotizzati in un’area di 1.500 km quadrati, tra l’altro fortemente antropizzata.
Dunque, le misure definitive da adottare sembrerebbero quelle di voler dimezzare il numero degli esemplari presenti. A questo si sarebbero opposte le associazioni animaliste che prendono posizione contro l’abbattimento dell’orso protagonista dell’aggressione, ma anche di tutti i suoi simili. Come riporta La Zampa, a tal proposito, l’Enpa avrebbe dichiarato che l’intento della Provincia automa di Trento sarebbe quello di sterminare la popolazione di orsi mettendo in pratica un vero e proprio “massacro“. L’Ente Nazionale Protezione Animali si dice disposto a mettere in pratica ogni azione che possa mettere in dubbio la legalità. Anche Oipa si aggiunge al grido di protesta e ricorda che esistono metodi alternativi al contenimento che non prevedono di ricorrere all’abbattimento. Per l’Organizzazione Internazionale Protezione Animali, il Presidente Fugatti avrebbe dichiarato: “guerra agli orsi che fanno gli orsi“.
In un recente comunicato stampa l’Oipa avrebbe chiesto alla Provincia autonoma di Trento di prendere esempio dalla corretta gestione della fauna selvatica attuata dal Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm). Qui, infatti, non si sarebbero mai registrati particolari problemi di convivenza tra umani e animali. “Mentre gli esperti fanno notare come non sia il numero di orsi a causare problemi, ma le occasioni d’incontro con gli esseri umani, che dovrebbero quindi essere opportunamente limitate anche con l’allestimento di corridoi ecologici, il solo considerare la gestione ‘illuminata’ della Pnalm evidenzia come nella Provincia autonoma di Trento, al contrario, le azioni finalizzate a una serena convivenza tra gli orsi e le comunità locali siano state a dir poco lacunose“, scrive Oipa.
Diversi mesi fa, sempre in Trentino (e precisamente in Val di Rabbi) un escursionista era stato ferito da un orso e anche in quel caso si è deciso per l’abbattimento. Oipa fa notare, però, che soluzioni alternative potrebbero essere più che possibili. Nel Parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise, il movimento degli escursionisti è regolamentato, infatti. Nelle zone di riserva integrale e di riserva generale è vietato uscire dai sentieri. In alcune aree si può andare liberamente, anche con il cane (al guinzaglio), o il con il cavallo o in bici, ma in altre no, come, fa notare l’Organizzazione Internazionale Protezione Animali, ha spiegato in questi giorni Luciano Sommarone, direttore del Parco. E nella ‘zona A’ della riserva ci si può muovere solo a piedi, sui sentieri e senza cani. In questa zona non entrano né equini né mezzi di alcun tipo, incluse le mountain bike.
Come commenta, infine, il responsabile della Fauna selvatica dell’associazione, Alessandro Piacenza: “La Provincia di Trento ha investito poco o nulla in termini di prevenzione, compresi i corridoi faunistici, che eviterebbero sconfinamenti e incidenti, e quasi inesistente è stata in questi anni l’informazione e la formazione per un corretto comportamento in escursione. Prevenire inoltre i danni alle categorie produttive, oltre che salvare i poveri ‘animali da reddito’, consentirebbe anche di far risparmiare alle casse pubbliche il denaro per i rimborsi. I metodi ci sono“. L’Oipa fa infine sue le parole dell’ex ministro Sergio Costa a commento dell’intenzione del presidente Maurizio Fugatti di uccidere metà della popolazione degli orsi trentini: “Così si torna al Medioevo e non si risolve il problema perché non si va a diminuire l’indice di rischio“.
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