I pesci sanno contare e sembra riescano a farlo sin dalla nascita. A rivelarlo uno studio italiano condotto dall’Università di Ferrara e Padova. La ricerca, effettuata su una specie precisa, pare possa fornire informazioni generali sui vertebrati.
Spesso non si suole attribuire particolare intelligenza o sensibilità ai pesci. Non è raro sentir dire che questi animali non abbiano particolari prerogative nella vita, se non lasciarsi galleggiare negli acquari ed emettere qualche bolla di tanto in tanto. Insomma, si può dire che spessissimo queste creature siano sottovalutate e considerate alla stregua di oggetti. Da esibire all’interno di ampolle di vetro troppo strette e anguste. Ebbene, adesso arriva un nuovo studio, tutto italiano, che sottolinea l’intelligenza di questi animali e permette di affermare che i pesci siano persino in grado di contare.
Le capacità dei pesci
Sin dalla nascita i pesci contano. Ad affermarlo è una ricerca italiana coordinata da Tyrone Lucon-Xiccato, dell’Università di Ferrara, e pubblicata su Communications Biology. E se studi precedenti avevano affermato come anche gli uccelli sapessero contare, adesso è la volta degli animali acquatici. Sembrerebbe, infatti, che sin dalla nascita i pesci sappiano riconoscere le differenze numeriche. Lo studio dell’Università di Ferrara e Padova avrebbe analizzato specificatamente alcuni esemplari di pesce zebra appena nati. Ma suggerisce che le capacità computazionali sarebbero innate in tutti i vertebrati.
Come chiarisce lo studio, la ricerca sarebbe stata condotta attraverso una serie di test di vario tipo su pesci zebra appena nati. Secondo gli esperti l’unica maniera che spiegava le scelte di questi animali era dare per assodato che in qualche modo essi riuscissero a contare. O meglio, come ha rivelato il coordinatore dello studio all’Ansa, che sapessero riconoscere le quantità numeriche. A condurre gli esperimenti un team di ricercatori composto da Elia Gatto, dell’Università di Ferrara, e Camilla Maria Fontana e Angelo Bisazza, dell’Università di Padova. In sostanza, i ricercatori avrebbero posto dei piccoli pesci zebra in vasche sulle quali erano disegnate delle strisce nelle pareti. Linee che andrebbero a simulare la presenza di piante in acqua.
Gli esperimenti e le conclusioni
Gli esperti hanno individuato un comportamento singolare nei pesci: ovvero la tendenza a recarsi sempre verso la parete con più strisce. Come hanno spiegato gli scienziati, questo comportamento potrebbe essere spiegato con il fatto che la parte con più linee dovrebbe rappresentare quella con più piante e quindi più sicura. Gli esperimenti hanno previsto varie combinazioni di strisce, persino dalla larghezza variabile. Ogni volta i pesci sceglievano la parte in cui si trovavano maggior numero di strisce dimostrandosi, quindi, in grado di saper riconoscere le quantità.
Come avrebbe dunque, concluso il coordinatore dello studio, Lucon-Xiccato, è noto che in molti vertebrati, tra cui l’uomo, la capacità di contare sia una dote già riscontrata. Ma la scoperta che anche i pesci riescano a farlo spiegherebbe che la capacità di processare i numeri potrebbe essere presente in questi animali già nello stadio embrionale. Questo potrebbe suggerire che probabilmente la capacità di processare i numeri dipenda da un vero circuito neuronale “innato e comune in tutti i vertebrati“. Una sorta di eredità che tutti i vertebrati avrebbero preso da un antenato comune. Insomma, un’ulteriore prova che i pesci non hanno né la memoria corta, né poca intelligenza.