Un’importante scoperta arriva dal MUSE di Trento. Durante alcuni campionamenti, i ricercatori hanno trovato una nuova specie di lumaca mai descritta fino ad ora. Un ritrovamento che potrebbe aprire degli importanti nuovi scenari rispetto alle specie aliene.
Nella serra tropicale del MUSE – Museo delle Scienze di Trento, durante alcuni campionamenti scientifici, è stata scoperta per la prima volta la Barkeriella museensis, una lumaca di appena due centimetri che apparterebbe ad una famiglia di molluschi terrestri: i Rathouisiidae. Si tratta di molluschi poco diffusi e studiati, presenti in Asia orientale fino all’Australia. Lo straordinario ritrovamento effettuato presso il museo di Trento si trova pubblicato sulla rivista scientifica Zoological Journal of the Linnean Society. Come sottolineano in una nota stampa diffusa i responsabili della struttura, potrebbe trattarsi di una preziosa scoperta che andrebbe ad aprire nuovi scenari in merito alla ricerca sulle specie aliene.
Una lumaca ‘aliena’
La nuova specie di lumaca è stata trovata dai ricercatori dell’Università di Siena e del Museo di Storia Naturale dell’Accademia dei Fisiocritici durante uno dei campionamenti presso la serra tropicale del MUSE. Solo grazie alla successiva analisi morfologica e molecolare, in collaborazione con l’Università di Poznań, in Polonia, è arrivata la conferma che si trattasse di una specie mai studiata fino a questo momento. Il nome attribuito alla lumaca è nato, dunque, in onore del malacologo Gary Barker ma anche del MUSE (Barkeriella museensis). Trattandosi di una scoperta recentissima sono diversi i dubbi da svelare su questa specie. Il suo areale di origine, per esempio, risulta ancora un mistero.
Non essendo conosciuta in natura non è facile capire da dove provenga, ma si ipotizza Asia o Australia, in quanto si tratta dei luoghi dai quali proviene la sua famiglia. Incerta anche la modalità in cui la piccola lumaca sia arrivata fino a Trento. Con molta probabilità attraverso il trasporto di terriccio o di piante esotiche. I ricercatori che hanno effettuato la scoperta stanno indagando, nelle loro aree di studio, proprio sulle specie aliene. In particolare il settore di ricerca dell’Università di Siena è relativo proprio ai molluschi terrestri e di acqua dolce.
Nuova biodiversità attorno a noi
Come spiegano ancora i responsabili della ricerca, sono numerose le specie alloctone trovate anche in altre città d’Italia, alcune delle quali mai studiate o segnalate in Europa. Il MUSE, nel suo specifico, si è reso spesso protagonista dell’identificazione di nuove specie, ma questa è la prima volta in assoluto che si rende luogo della scoperta. Nella nota stampa diffusa dal MUSE, Massimo Bernardi, responsabile Ricerca e Collezioni della struttura trentina, ha voluto sottolineare: “Il MUSE, nell’ultimo decennio, attraverso le sue attività di ricerca ha portato alla scoperta di circa 50 specie, quale esito dell’esplorazione territoriale. Nelle nostre collezioni sono conservati oltre 700 olotipi, cioè gli esemplari di riferimento per la descrizione di nuove specie“.
“Questa volta, tuttavia, il MUSE diventa luogo di ricerca, a riprova di come non serva andare troppo lontano per scoprire nuova biodiversità“. Infatti, spesso, la scoperta di nuove specie arriva da zone remote o solo parzialmente esplorate, ma questa scoperta aiuta a comprendere che nuova biodiversità può trovarsi davvero ovunque. “C’è biodiversità da scoprire tutto attorno a noi, anche nei luoghi che pensiamo di conoscere meglio. Come una manciata di terriccio in una serra tropicale di un museo frequentata ogni anno da migliaia di persone” conclude Bernardi.