Nelle ultime settimane si sarebbe registrata una nuova ondata di funghi killer che, difatti, minaccerebbero moltissimi animali. Causa di una malattia estremamente contagiosa e definita, persino, una delle peggiori della storia. Ad essere in pericolo sono soprattutto gli anfibi, ma altre specie non sono esonerate dal rischio.
Una nuova ondata di funghi killer sta minacciando diversi animali, specialmente quelli appartenenti alla fauna selvatica. Causa di un’infestante infezione fungina in grado di portare al collasso la popolazione colpita. Come riporta il sito GreenMe si tratta della peggiore malattia dei vertebrati che si sia mai registrata nella storia: la chitridiomicosi. Già agli inizi degli Anni 2000 questa malattia ha decimato centinaia di specie di vertebrati e ha minacciato l’estinzione di circa il 41% delle specie. Fino ad ora gli unici animali messi in salvo erano quelli africani, ma ora l’infezione pericolosa ha colpito pure loro.
La malattia è causata dai funghi killer e patogeni Batrachochytrium dendrobatidis (Bd). Come dimostra uno studio pubblicato su Frontiers in Coservation Science, esso si trova saldamente radicato anche in Africa. Questo fungo produce le cosiddette spore sciame asessuate, che per spostarsi, utilizzano un flagello. Queste spore, principali portatrici della malattia, si sviluppano principalmente negli ambienti freschi e umidi. Dunque, di conseguenza, non è purtroppo raro trovarli annidati nelle bocche delle salamandre, dei tritoni, delle rane e dei rospi, dove si moltiplicano. Anche se non attacca molto i girini che appaiono, quasi, immuni a questa malattia, la chitridiomicosi è in grado di uccidere un esemplare adulto sul quale causa desquamazione della pelle, perdita di peso e arresto cardiaco.
Si tratta di una patologia che fonda le sua radici diversi decenni addietro. Infatti, i primi casi di questa infezione letale si sono registrati alla fine degli Anni Settanta nel Nord America Occidentale. Mentre in America Centrale e in Australia è arrivato alla fine degli Anni Novanta. Infine in Sud America, la chitridiomicosi si è presentata già agli inizi degli Anni 2000. Secondo i dati il primo anfibio positivo all’infezione è stato registrato nel 1933 in Camerun. Tuttavia, fino agli Anni 2000, l’incidenza della malattia causata dai funghi killer non superava il 10% in Africa. L’incremento è stato registrato negli anni successivi fino ad arrivare ad oggi, dove nel Burundi, ad esempio, si è registrata un’incidenza persino del 70%.
Oltre a confermare una situazione allarmante per tutti gli anfibi, i ricercatori, che hanno raccolto i dati per lo studio sopracitato, sarebbero concordi nell’affermare che anche la crisi climatica abbia favorito l’insorgere dell’agente patogeno. L’alterazione del clima e dunque dell’habitat naturale di molti animali, anfibi compresi, li ha resi difatti più vulnerabili e suscettibili all’insorgere di malattie e infezioni. Elemento non raro, se si considera quanto l’emergenza climatica stia influendo in maniera negativa su molte specie. Sono diversi gli esempi riportati e purtroppo molti anche estremamente tragici e irreversibili come la moria di coccodrilli causata dalla siccità. Il riscaldamento globale, l’assenza di acqua, le temperature anomale, infatti, provocano (come abbiamo più volte ribadito) conseguenze sulla natura che inevitabilmente si riversano sugli animali (ma anche sugli uomini).
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