Dopo i casi di aviaria che si sono diffusi in luoghi remoti raggiungendo anche i mammiferi, Compassion in World Farming lancia un importante appello contro gli allevamenti intensivi. Il rischio di una pandemia mondiale, secondo l’associazione internazionale, potrebbe essere aggravato anche da questa situazione.
Nel mondo si stanno registrando sempre più casi di epidemia aviaria che stanno colpendo non solo gli uccelli ma anche i mammiferi. Episodi che stanno raggiungendo anche i luoghi più remoti della Terra facendo temere un rischio sempre più alto fra tutti gli animali. A fronte di questa situazione, l’associazione internazionale presente in 12 paesi, Compassion in World Farming (Ciwf), ha lanciato un appello molto importante. La Ciwf, infatti, si occupa del benessere degli animali allevati a scopi alimentari ed è proprio rispetto agli allevamenti intensivi che sorge l’allarme. Il virus sarebbe mutato dagli uccelli a diverse specie di mammiferi e, oltre alla morte di milioni di animali in Europa e nel mondo, gli effetti devastanti si riversano anche sull’ambiente e l’agricoltura.
Perché è importante ridurre gli allevamenti intensivi
Come riporta anche La Zampa, l’Organizzazione Mondiale della Sanità avrebbe ammesso anche che, negli ultimi 20 anni, il virus dell’aviaria avrebbe colpito oltre 850 persone, con casi riscontrati. Il fatto che il virus abbia subito un cambiamento importante porta gli esperti a mettere in guardia tutti. Secondo diverse teorie scientifiche l’aviaria potrebbe essersi sviluppata a partire dagli allevamenti intensivi. La sua diffusione repentina tra esemplare ed esemplare, infatti, fa pensare che le situazioni di sovraffollamento siano le più affini al contagio. Nel settore avicolo, dove migliaia di uccelli si trovano ammassati, il virus ha la possibilità di attecchire sempre su nuovi ospiti. Ed in queste condizioni il virus può mutare e lasciare emergere varianti particolarmente virulente.
In questo processo, dunque, l’aviaria dagli allevamenti intensivi arriva anche ai volatili selvatici creando un circolo continuo tra allevamenti e fauna selvatica. Questo, non solo causa la diffusione del virus a livello mondiale, ma crea anche la possibilità che si generino varianti che infettano i mammiferi. Come riporta ancora La Zampa, Philip Lymbery, direttore globale di Compassion, avrebbe affermato che questa situazione, ormai fuori controllo, potrebbe presto arrivare anche agli esseri umani. Sembra, infatti, che manchino poche mutazioni prima che il virus possa diffondersi da persona a persona. Questi presupposti hanno portato la Ciwf a chiedere un’importante riforma degli allevamenti intensivi. Per l’associazione, infatti, quest’ultimi costituiscono la base per nuovi ceppi di aviaria.
Secondo quando specificato dai ricercatori e dai biologi ci sarebbero anche delle indicazioni precise che andrebbero adottate. Innanzitutto, sarebbe necessario vaccinare i volatili allevati per evitare che il virus si trasmetta dagli animali selvatici ai mammiferi, scongiurando l’aggravarsi dei casi già registrati. Inoltre, Governo italiano e Unione Europea dovrebbero lavorare affinché siano ridotti gli allevamenti intensivi nella stessa area e un numero minore di animali per allevamento. Questo implicherebbe una minore produzione di carne e uova e quindi minor sfruttamento degli animali. Ma non solo, in questo modo si potrebbe concorrere più facilmente al raggiungimento degli obiettivi di Parigi sul clima e ottenere importanti benefici in tutto il mondo.