Nei giorni scorsi alcuni cinghiali sono stati visti presso Villa Pamphilj a Roma. Nonostante le misure drastiche di contenimento, approvate dal nuovo Governo, l’Oipa lancia un nuovo allarme e spiega le conseguenze degli abbattimenti di massa.
Quello che si può definire il più grande parco pubblico di Roma, pare sia stato ‘invaso’ dai cinghiali. Sono settimane che i residenti lanciano segnalazioni e in questi giorni i cancelli di Villa Pamphilj sono stati chiusi “causa cinghiali“. Questo l’avviso che si legge negli ingressi di Monteverde e Donna Olimpia. E purtroppo, secondo quanto temono le organizzazioni animaliste, le misure per il contenimento potrebbero essere le più drastiche immaginate. Infatti, dopo l’approvazione dell’emendamento sulla caccia agli animali selvatici, l’abbattimento sembra essere la soluzione più plausibili. A tal proposito, però, Oipa ha voluto sottolineare, ancora, quanto questa misura sia ascientifica.
Come ribadisce Oipa in una nota stampa ufficiale: “La soluzione è nella prevenzione“. Infatti, la politica degli abbattimenti, oltre a risultare non etica e cruenta, è anche ascentifica. In più contesti, organizzazioni animaliste, in accordo con comunità scientifiche, hanno tenuto a ribadire come lo sterminio di massa in realtà provochi solo effetti collaterali dannosi. Come ha dichiarato il Presidente di Oipa, Massimo Comparotto: “Negli ultimi anni si è ragionato solo su come sguinzagliare i cosiddetti ‘selettori‘ fuori e dentro i parchi anche protetti e, da ultimo, persino nelle zone urbane. Gli abbattimenti non sono la soluzione al problema della proliferazione dei cinghiali, ma la causa“.
Come sostiene ancora il Presidente dell’Oipa, il problema dell’invasione di cinghiali deriva prettamente da scorrette azioni umane. “Non lo diciamo solo noi: lo attestano etologi, zoologi, naturalisti. Il problema della presenza dei cinghiali in città è dovuta a una scorretta raccolta dei rifiuti. Dov’è attuata la raccolta porta a porta i cinghiali non si presentano negli abitati. Inoltre, ancor più a monte, vi è la politica dei ‘ripopolamenti‘ degli anni passati. I cinghiali che popolano oggi l’Italia, più grandi e prolifici degli autoctoni, sono stati introdotti dai paesi dell’Est Europa a uso e consumo dei cacciatori, cui ora si ricorre per risolvere un problema che loro stessi hanno determinato“.
Come più volte le organizzazioni animaliste (ma non solo) hanno tenuto a precisare, l’emergenza cinghiali potrebbe essere arginata con metodi etici e che non prevedono lo sterminio di creature, di base, innocenti. Inoltre, abbattere gli animali li porta a spostamenti di massa che, paradossalmente, incrementano la loro distribuzione nei pressi dei centri abitati. Gli animali prelevati, in sicurezza, invece potrebbero essere portati in santuari o rifugi dove poter vivere serenamente e indisturbati.
Utili e indispensabili, come suggerisce anche Oipa, sarebbero poi azioni di prevenzione come la pulizia del territorio, la corretta raccolta dei rifiuti, l’uso di dissuasori, fino alla sterilizzazione farmacologica, oggi allo studio del Ministero della Salute. Conclude l’Organizzazione Internazionale Protezione Animali: “Quanto agli esemplari che si vogliono ‘rimuovere’ dall’abitato, chiediamo che siano trasferiti in rifugi e santuari e non abbattuti. Nel rispetto della loro vita e anche dell’articolo 9 della Costituzione che tutela anche gli animali“.
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