Un detto, diffuso sopratutto in Calabria, afferma che la notte della Befana (l’Epifania) è una notta magica, in cui gli animali parlano. Il proverbio conserva una morale molto forte e dimostra quanto per la civiltà contadina si tratti di un momento speciale.
“La Notte della Befana nella stalla parla l’asino, il bove e la cavalla“. Si tratta di un antico proverbio, diffuso particolarmente in Calabria, nel quale si nasconde un’importante morale che dimostra la ‘saggezza’ degli animali. Una saggezza che spesso si contrappone all’avidità e alla cattiveria degli uomini, sopratutto quelli che si comportano con gli altri esseri viventi in maniera prepotente. Un aspetto, questo, che rende la notte dell’Epifania particolarmente magica per la cultura contadina, conferendole un significato molto importante.
Gli animali sono grandi protagonisti del Presepe: il bue e l’asinello riscaldano Gesù nella mangiatoia e pecore, oche e altre creature accompagno i pastori ad adorare il bambino. Un antico detto concede, inoltre, agli animali la possibilità di parlare e, persino, di svelare il trattamento subito, durante l’anno, da parte dei loro padroni. E questo avviene nel pieno della scena del Presepe: la notte della Befana. Una leggenda racconta che se i contadini non fossero stati clementi e buoni con le creature in loro ‘possesso’, gli animali avrebbero potuto avere la loro rivalsa.
Una notte magica, quella dell’Epifania, che dona a tutte le creature la possibilità di rivelare i maltrattamenti subiti o le angherie sopportate. Un fatto che, in questa notte, porta con sé delle conseguenze. Gli animali, infatti, hanno la possibilità di maledire il padrone e fare in modo che la sua famiglia incomba in ‘misteriose’ disgrazie. Nei tempi antichi, infatti, pare non fosse raro vedere un proprietario di ‘bestie’ cambiare atteggiamento nei confronti dell’animale, qualche giorno prima del 6 gennaio.
La leggenda narra, infine, che affinché non si avverino le possibili disgrazie lanciate dagli animali, nessun essere umano deve ascoltare quello che si dice all’interno della stalla nella notte della Befana. A questa credenza popolare si affianca un’altra storia leggendaria, anch’essa molto nota in Calabria. Si narra che un contadino, poco propenso a fornire l’opportuno quantitativo di foraggio ai suoi buoi, si nascose nella stalla per ascoltare gli animali. A mezzanotte i buoi si misero a parlare, rivelando che il loro padrone troppo spesso li lasciava sempre a digiuno. A quel punto lanciarono una maledizione affermando che il padrone, il giorno dopo, sarebbe stato “un uomo morto, sopra e sotto il carro“. L’uomo nascosto non capii il senso di tale sciagura.
La leggenda racconta ancora che, il giorno dopo, quando spronò con i colpi gli animali affamati, questi s’imbizzarrirono facendo rivoltare il carro e uccidendolo. Su quello stesso carro l’uomo fu portato al cimitero. Ecco che allora si avverava la profezia: “Un uomo morto, sopra e sotto il carro“. Che si tratti di un mito, una leggenda o una credenza, dubitiamo nel credere che gli animali siano esseri vendicativi. Tuttavia, come spesso la saggezza contadina insegna, c’è sempre una morale più importante rispetto al semplice proverbio. In questo caso, infatti, questa storia insegna che maltrattare gli animali non può mai portare ad esiti positivi.
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