Se l’Italia ha sancito il veto definitivo sugli allevamenti di animali da pelliccia, tale divieto non è ancora vigente in altri paesi. Infatti, dopo lo stop dovuto alla pandemia da Covid-19 si registra una recente importazione di 10mila visoni destinati proprio a questo scopo. Dopo l’abbattimento di 17 milioni di esemplari, durante il Coronavirus, oggi queste creature tornano ad essere vittime di questa pratica.
In pieno Covid gli allevamenti di visoni in Danimarca erano stati chiusi e il governo aveva ordinato l’abbattimento di oltre 17 milioni di esemplari per paura di focolai. Tale decisione fu poi considerata illegale con un costo per le casse pubbliche di 2.500 milioni di risarcimento per gli allevatori. Ma quello che, ovviamente, fa scuotere l’animo degli animalisti è l’assenza di cura riservata alle povere creature. Condannate ora sofferenza enormi, ora a stermini di massa. E adesso arriva una nuova decisione a sconvolgere gli animalisti. Dopo lo stop, dovuto al Covid, presto gli allevamenti di animali da pelliccia riapriranno.
Stop agli allevamenti da pelliccia
Sono oltre 10mila i visoni importati dalla Danimarca che andranno a popolare i luoghi di tortura destinati alla produzione di pellicce. Azione che si renderà concreta a gennaio 2023, quando sarà revocato il divieto di allevamento. l’industria della pelliccia è, oggi, in declino finanziario anche grazie alle scelte di consumatori, ma anche brand e stilisti. Tuttavia, tale pratica non è ancora vietata in diversi paesi europei. Occorre precisare che, su oltre 1200 aziende di pellicce presenti in Danimarca prima del Covid, oggi esistono solo 14 allevatori danesi. Ma questo, purtroppo, non pone un freno all’importazione di visoni. Sono più di 100 milioni gli animali uccisi ogni anno in tutto il mondo per la loro pelliccia.
Compresa l’Italia, l’allevamento di animali da pelliccia è vietato, oggi, in 19 paesi europei. E sono in corso discussioni politiche per estendere tale divieto in Romania, Lituania, Spagna e Polonia. Svizzera e Germania hanno implementato le norme. Danimarca, Svezia e Ungheria, hanno imposto misure per porre fine all’allevamento di alcune specie. Questo però non ha impedito l’aumento di focolai di Covid, anche nel nostro Paese, dove gli allevamenti dismessi, hanno lasciato i poveri animali in balia di sé stessi.
La denuncia contro l’importazione
Come riporta La Zampa, Humane Society International Europe avrebbe denunciato: “Sinora sono stati documentati focolai Covid in 480 allevamenti intensivi di visoni. Una specie altamente suscettibile a questo virus, e non è chiaro in che modo gli animali importati saranno sottoposti a screening sanitario. Se non si trova una soluzione in tempo, tutti gli animali potrebbero potenzialmente essere uccisi all’arrivo“. Come commenta ancora Joanna Swabe, direttrice senior delle relazioni pubbliche di Humane Society International Europe: “È spregevole che 10 mila visoni vengano trasportati in Danimarca“.
Si tratta di animali che passano anche i mari agitati dell’Islanda e che sono tutti destinati a riempire le gabbie degli allevamenti di pelliccia. A conclusioni la Swabe tiene a sottolineare: “In tutta l’Ue più di un milione di persone finora hanno firmato una petizione che chiede la fine di tutti gli allevamenti di animali da pelliccia. Gli allevamenti di visoni sono una bomba a orologeria per il rischio di malattie e sollecitiamo sia le autorità nazionali competenti che la Commissione europea a controllare attentamente qualsiasi movimento di massa di animali potenzialmente infettivi. Nonché ad agire per chiudere il commercio di pellicce prima che si scateni la prossima pandemia“.